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  • AGCOM: MEDIA GOLPE

    giovedì 14 luglio 2011


    Non esiste in nessun altro Paese al mondo una regola che renda possibile la rimozione dallo spazio pubblico telematico di un contenuto informativo pubblicato da un cittadino senza che il cittadino ne venga neppure informato né sia posto in condizione di difendersi



    E' una brutta storia italiana quella che si sta consumando attorno alle nuove regole sul diritto d'autore in Rete che l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni pare ostinatamente intenzionata a scrivere in nome e per conto dell'industria televisiva tradizionale, degli editori di giornali e delle major dell'audiovisivo.


    Una storia di soldi, di lobby - ma nel senso deteriore del termine - di straordinaria miopia politica e di grande, enorme arroganza istituzionale da parte di una piccola Autorità amministrativa semi-indipendente che, all'improvviso, pretende di esercitare, in assoluta autonomia, i tre poteri dello Stato: quello legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario.

    E' questo lo scenario che - già nell'aria da mesi, tanto da aver acceso un dibattito ed una mobilitazione con pochi precedenti nella storia del web italiano - trova, sfortunatamente, conferma nel contenuto dello schema di regolamento pubblicato nei giorni scorsi sul sito dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ed ora, oggetto di una consultazione pubblica che si dovrà svolgere - difficile da credere - nel pieno del periodo estivo [n.d.r. così da garantire la più bassa partecipazione possibile] e concludersi a settembre.
    Lo schema di Regolamento, infatti, racconta di un'Autorità che ha deciso, scientificamente, di esercitare un potere regolamentare di cui sa, perfettamente, di non disporre in una materia tanto ampia e complessa quale quella della circolazione delle idee, informazioni ed opere creative nello spazio pubblico telematico.
    Racconta di un'Autorità - o almeno della maggioranza dei suoi Commissari - che sembra intenzionata a spogliare l'Autorità giudiziaria di poteri e prerogative che, invece, dovrebbero competerle in via esclusiva ed appare determinata a celebrare processi sommari da tempo di guerra ledendo gravemente il diritto alla difesa e quello al giusto processo dei cittadini e degli operatori della Rete.
    Non esistono, sin qui, nel nostro Paese procedimenti nei quali il soggetto al quale si contesta una violazione e/o il concorso in un reato e/o in un illecito amministrativo sia tenuto a difendersi entro 48 ore ed a far pervenire le proprie difese a mezzo posta elettronica certificata ovvero uno degli ultimi anti-innovativi amori del Ministro Brunetta, sfortunatamente ignorato dal resto del mondo.
    Esisterà ed il primo esperimento si consumerà sul terreno dello pseudo diritto d'autore caro ad AGCOM ed in danno dei cittadini italiani.
    Non esiste in nessun altro Paese al mondo una regola che renda possibile la rimozione dallo spazio pubblico telematico di un contenuto informativo pubblicato da un cittadino senza che il cittadino ne venga neppure informato né sia posto in condizione di difendersi.
    E' una brutta storia quella alla quale stiamo assistendo, una storia nella quale gli interessi economici di pochi sembrano destinati a prevalere - grazie al concorso determinante di un'Autorità amministrativa che si fregia del simbolo della nostra Repubblica - sui diritti e le libertà fondamentali dei cittadini e degli utenti del più democratico tra i mezzi di comunicazione di massa della storia dell'uomo. E' un media golpe, un colpo di stato mediatico senza precedenti che rischia, purtroppo, di segnare l'inizio del colonialismo dei vecchi poteri dell'informazione nel nuovo mondo della Rete.
    Con l'alibi - perché di questo si tratta - della tutela del diritto d'autore, l'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni sta per ergersi a regista della TV di domani, quella nella quale, ormai da anni, questo Governo del tele-comando vorrebbe trasformare la Rete. Occorre fermare i colonizzatori, ricordare loro che il diritto d'autore è solo uno dei tanti pilastri sui quali è fondata la società dell'informazione ma che non c'è ragione per ritenerlo sovra-ordinato agli altri.
    Difendiamo la Rete, libera, pluralista, democratica ed onesta ed in questo lontana anni luce da quel covo di pirati troppo spesso utilizzato quale immagine idonea a giustificare iniziative da corte marziale quale quella che l'AGCOM vorrebbe realizzare nei prossimi mesi.





    fonte
    http://www.cadoinpiedi.it/2011/07/10/agcom_media_golpe.html#anchorte

     
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