Il primato della baby pensionata Francesca. Bidella di prima classe , andata a riposo giovanissima, ha gia' percepito dal Tesoro 265 milioni(di vecchie lire)
5/7/1997-Il primato di Francesca Sacra, intoccabile e millenaria come il Dente di Buddha a Kandi, la pensione della signora Francesca Zarcone, che sgocciola ogni mese a Lissone con la puntualita' miracolosa del sangue di San Gennaro, e' oggetto d'una profonda ingiustizia: non e' ancora nei libri di storia. Male. Perche' non c'e' nulla che meglio illustri come l'Italia abbia fatto ad accumulare quel debito abissale salito a due milioni e 350 mila miliardi. Andata in pensione giovanissima dopo aver lavorato per lo Stato come bidella di 1a classe (prima aveva fatto pochi anni di supplenze) undici mesi e aver pagato complessivamente (in precedenza aveva fatto l'operaia) l'equivalente di 27 milioni di oggi di contributi, la signora ha infatti gia' ricevuto assegni mensili dal Tesoro per un totale di 265.154.600 lire. E se le regole non dovessero cambiare e lei avesse la sorte di vivere quanto un'italiana media (auguri) arrivera' a incassare complessivamente, milioncino su milioncino, poco meno di un miliardo. Per l'esattezza 885.926.200 lire. Una cifra 32 volte piu' alta di quella accantonata. Grazie, Mariano. Francesca, ogni mattina che Dio manda in terra, dovrebbe accendere un cero in memoria di Rumor, detto "Gommina" per la capacita' curiale di affrontare ogni problema avvolgendolo nella gommapiuma. Era lui, infatti, presidente del Consiglio quando il 30 aprile '69, nella totale assenza di ogni previsione di spesa, fu introdotta la pensione d'anzianita' abolita l'anno prima dopo una disastrosa sperimentazione. Lui quando il calcolo della pensione fu basato sull'ultimo triennio. E ancora lui, con Ugo La Malfa al Tesoro (!) quando il 29 dicembre 1973 la pensione baby per gli statali venne abbassata a 20 anni e addirittura a 14 anni, sei mesi e un giorno per le donne sposate. E tutto, anche se il Pci era d'accordo, senza il controllo del Parlamento grazie a una delega nella quale non c'era traccia dell'elargizione. "I diritti acquisiti non si toccano", ha ribadito l'altro giorno la Corte Costituzionale, che ieri ha ritoccato solo in parte la sentenza, tra gli applausi dei sindacati e di Bertinotti. Giusto. Ma chi ha a che fare oggi con la saggia avarizia di Ciampi e' un po' meno uguale, davanti alla legge, di chi e' stato favorito ieri dallo sperperio clientelare dei dicci' con l'appoggio praticamente di tutti? La buonafede della signora Zarcone, ovvio, non c'entra. "Ho approfittato solo di una legge", dice. Vero. Infatti di casi simili, anche se non cosi' sfacciati, ce ne sono moltissimi. Quando Francesca lascio' il posto di bidella, quindici anni fa, s'incanalo' in un esodo dal pubblico impiego quasi biblico. Basti dire che nel 1982 (a rileggerle oggi le cifre fanno spavento) su 647 insegnanti andati in pensione a Roma quelli che avevano raggiunto i limiti di eta' furono solo 95. O che a Milano, su 682 maestri elementari che lasciarono il gesso e la lavagna, quelli che avevano i capelli grigi furono 30. Per non parlare dei bidelli. Quell'anno nel capoluogo lombardo diedero le dimissioni in 219: 8 "senior", 211 "baby". Il 96 per cento. La baby pensionata piu' baby di tutte fu una bidella friulana, Ermanna Cossio, una donnona piena di salute. Aveva allora 29 anni, ando' a prendere come prima pensione il 94 % (avete letto bene: novantaquattro per cento) dell'ultimo stipendio e c'e' da credere che il suo record, a differenza di quello del salto in lungo di Bob Beamon alle Olimpiadi messicane, restera' imbattuto per l'eternita'. Ma il caso della signora Zarcone, nata a Castroreale Terme (Messina) nel luglio '51, e' assolutamente unico. Operaia in una tappezzeria da quando aveva quindici anni, diploma di terza media raggiunto grazie alle famose "150 ore", sposata, due figli, Francesca comincio' a fare supplenze come bidella nel '77. Entrata in ruolo nel settembre '82, presento' la domanda di pensione (col ricongiungimento degli anni nell'artigianato) nel gennaio '83, quattro mesi dopo. E smise di lavorare il 1o agosto: undici mesi dopo l'assunzione. Quando una giornalista ando' a trovarla strabuzzo' gli occhi: "Sono stupita di questo clamore. Perche' invece che di me non vi occupate degli assenteisti?". Da allora, avendo versato complessivamente (la lira del 1983 va moltiplicata per 2,104) 27 milioni di lire attuali, che nel nuovo sistema contributivo le basterebbero per avere un anno e mezzo di pensione, ha ricevuto (sempre in lire attuali) 17.736.329 lire l'anno. Pari, al 30 giugno 1997, a 246.830.000 lire piu' 18 milioni e 324 mila una tantum nel 1995. E visto che l'aspettativa di vita d'una donna italiana e' di 79 anni ma e' destinata in tre decenni a salire a 81, lo Stato italiano rischia di rimetterci, su questo singolo caso, quasi 859 milioni. E' giusto? "Perche' lo chiede a me? - risponde la donna - I soldi non li ho rubati mica. Certo, con quelli assunti adesso c'e' da risparmiare...". La signora Luciana, 42 anni, bidella a Oderzo (Treviso) e' stata in realta' assunta due anni prima di Francesca: il 1o luglio 1980. E anche lei aveva alle spalle otto anni di contributi artigianali. Ma non essendo andata in pensione al momento giusto, si trova oggi a pagare 9.004.216 lire l'anno di contributi (cioe' in tre anni quanti Francesca in quindici), prende netti un milione e 306 mila lire al mese e potra' andare in pensione soltanto nel 2004 con una riduzione del 32 % . O, senza tagli, quando avra' 40 anni di contributi, nel 2012. Insomma: Luciana si fa carico del risanamento dello Stato per tappare (un po') il buco lasciato da Francesca. Caro Bertinotti: tutto giusto? Giuliano Cazzola, che sul tema e' ferratissimo, ha fatto i conti: gli italiani andati in pensione in anticipo sono stati complessivamente 3 milioni e 200 mila, meta' nel privato (1,7 milioni, di cui solo 400 mila con lo scivolo delle ristrutturazioni aziendali), meta' (1,5) in quello pubblico. E quelli che ancora oggi, magari dopo essersene andati vent'anni fa, non hanno ancora raggiunto l'eta' pensionabile sono un milione e 800 mila. Contro 9 milioni e 830 mila pensioni di vecchiaia e anzianita'. Sintesi: per ogni cinque pensionati "veri" ce n'e' uno piu' o meno "baby". Una mostruosita'. Tanto e' vero che l'anno scorso il regalino postumo di Rumor, La Malfa e soci a chi non ha ancora oggi l'eta' pensionabile ci e' costato 83 mila miliardi. Il doppio d'una manovra finanziaria. Francesco Cossiga, che partecipo' in parte a quelle allegre gestioni ma e' l'unico che ha fatto autocritica, ha confessato un giorno: "In nome della carita' e della solidarieta' ho sbagliato. Credevo che la politica economica dello Stato dovesse ricalcare le linee della San Vincenzo. Abbiamo scambiato tutti la solidarieta' con lo spreco. Il fatto e' che pensavamo che i soldi non sarebbero finiti mai". Macche', sono finiti. E oggi, per pagare tutta la pensione di Francesca fino al 2032, non basterebbero 98 anni di contributi di Luciana. Grazie, Mariano...