Piccolo decalogo per i non esperti in borsa.
In questi giorni con le Borse internazionali in perdita, con l’attacco degli speculatori all’Italia e con un occhio alla crisi greca sentiamo parlare molto dell’andamento dei mercati e dei vari strumenti finanziari ma per chi non è ferrato sull’argomento termini quali swap, futures e bond possono indurre ad una confusione sulla loro natura e sulle loro caratteristiche.
E’ per questo che di seguito ho descritto per voi, in breve, i principali strumenti scambiati ogni giorno nelle borse mondiali.
Per cominciare descriveremo che cosa sono gli strumenti finanziari.
Gli strumenti finanziari sono una particolare categoria di prodotti finanziari e sono pertanto mezzi di investimento di natura finanziaria.
La nozione di strumento finanziario è stata introdotta per la prima volta nell'ordinamento italiano dal cosiddetto Decreto Eurosim in sostituzione della definizione di valore mobiliare, non più adeguata all'evolversi dei nuovi servizi di investimento. La legge prevede un'elencazione tassativa di tipologie di prodotti finanziari che possono essere considerate strumenti finanziari. In particolare, secondo l'art. 1 del t.u.fin., sono strumenti finanziari:
a) le azioni e gli altri titoli rappresentativi di capitale di rischio;
b) le obbligazioni, i Titoli di Stato e gli altri titoli di debito negoziabili sul mercato dei capitali;
b bis) gli strumenti previsti dal codice civile agli artt. 2346 e 2349;
c) le quote di fondi comuni di investimento;
d) i titoli del mercato monetario;
e) qualsiasi altro titolo che permette di acquisire quelli indicati nei punti precedenti;
f) i contratti futures;
g) i contratti swap (pronti contro termine);
h) i contratti a termine;
i) i contratti di opzione;
j) combinazione di contratti e titoli indicati nei punti precedenti.
Ed ora passiamo a descrivere brevemente i principali strumenti finanziari.
Le azioni
L'azione è un titolo rappresentativo di una quota della proprietà di una società. Il possesso di (almeno) una azione è la condizione necessaria per essere soci di una società per azioni o di una società in accomandita per azioni.
Il codice civile prescrive che alcuni tipi di società emettano azioni, mentre in altri casi si può scegliere se la proprietà venga rappresentata da azioni o da quote azionarie. Il ricorso alle azioni consente un più facile scambio delle stesse, magari attraverso lo strumento del mercato azionario. È possibile emettere diverse tipologie di azioni. All'interno di ciascuna categoria le azioni devono essere uguali e offrire uguali diritti.
Le azioni ordinarie danno al possessore diritti amministrativi e patrimoniali tra i quali: il diritto di partecipare alle assemblee ordinaria e straordinaria, il diritto al riparto degli utili e a una quota di liquidazione nel caso di scioglimento della società.
Le azioni privilegiate, di risparmio e di godimento, attribuiscono diritti diversi rispetto alle azioni ordinarie. Il valore complessivo delle azioni di una società è detto capitalizzazione.
Le Obbligazioni
In finanza con il termine obbligazione (in inglese bond) si indica un titolo di debito emesso da società o enti pubblici che attribuisce al suo possessore il diritto al rimborso del capitale prestato all'emittente più un interesse su tale somma.
Lo scopo di un'emissione obbligazionaria (o prestito obbligazionario) è il reperimento di liquidità da parte dell'emittente.
Di solito il rimborso del capitale al possessore del titolo di debito da parte dell'emittente avviene alla scadenza al valore nominale e in un'unica soluzione, mentre gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente, semestralmente o annualmente). L'interesse corrisposto periodicamente è detto cedola perché in passato per riscuoterlo si doveva staccare il tagliando numerato unito al certificato che rappresentava l'obbligazione.
Se l'emittente non paga una cedola (così come se è insolvente nei confronti delle banche o di creditori commerciali), un singolo obbligazionista può presentare istanza di fallimento.
I Titoli di Stato
I titoli di Stato sono obbligazioni emesse periodicamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze per finanziare il debito pubblico. I diritti di credito incorporati nel titolo possono essere corrisposti al sottoscrittore del prestito sia mediante lo scarto di emissione (ossia la differenza tra il valore nominale e il prezzo di emissione o di acquisto), sia mediante il pagamento di cedole (fisse o variabili) durante la vita del titolo. Alla scadenza dell'obbligazione lo Stato rimborsa il capitale.[1]
· Buoni Ordinari del Tesoro (BOT): titoli a breve termine, della durata di 3, 6 e 12 mesi, privi di cedole, il cui rendimento è dato dallo scarto di emissione.
· Buoni del Tesoro Poliennali (BTP): titoli della durata di 3, 5, 10, 15 e 30 anni, con cedole fisse semestrali.
· Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all'Inflazione Europea (BTP€i): titoli della durata di 5 e 10 anni, nei quali sia il capitale rimborsato a scadenza, sia le cedole semestrali sono rivalutati in base all'andamento dell'inflazione europea, misurato dall'Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (IAPC) nella Zona euro con esclusione del tabacco, calcolato mensilmente da Eurostat. Questi titoli garantiscono una protezione contro l'aumento dei prezzi in Europa.
· Certificati di Credito del Tesoro (CCT): titoli della durata di 7 anni e cedole variabili semestrali, legate al rendimento dei BOT a 6 mesi più una maggiorazione.[2]
Dall'estate 2010 il MEF ha cominciato ad emettere una nuova classe di titoli a cedola variabile sostituendo i vecchi CCT: i CCTeu, collegati al tasso euribor invece che al tasso BOT 6mesi.
I Fondi Comuni di Investimento
I fondi comuni di investimento sono strumenti finanziari (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio, OICR) che raccolgono il denaro di risparmiatori che affidano la gestione dei propri risparmi ad una società di gestione del risparmio (SGR) con personalità giuridica e capitale distinti da quelli del fondo.
Il Decreto Legislativo n. 58/98 definisce il fondo comune di investimento come "il patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti gestito in monte".
In Italia i fondi comuni sono stati istituiti con la Legge n° 77 del 1983, anche se, a quella data, esistevano già una decina di fondi di diritto lussemburghese.
Raccolto il denaro presso i sottoscrittori i fondi comuni investono in valori mobiliari che costituiscono il patrimonio indiviso del fondo, di cui ogni risparmiatore detiene un certo numero di quote (la quota è la frazione di patrimonio unitaria del fondo di investimento ed ha un valore che cambia nel tempo in relazione all'andamento dei titoli nei quali il fondo investe). Indipendentemente dalla tipologia di fondo, tutti i partecipanti hanno gli stessi diritti: i guadagni o le perdite, dal momento che il fondo non garantisce un rendimento certo (a meno di alcune tipologie particolari di prodotti), sono in proporzione a quanto investito, o meglio, in proporzione al numero di quote in possesso.
I fondi comuni, essendo gestiti da professionisti del settore, permettono ai piccoli investitori, se ben consigliati, di sottoscrivere investimenti aderenti al proprio profilo finanziario, in termini di rischio/rendimento. Inoltre, attraverso i piani di accumulo, hanno avvicinato al mercato anche coloro che momentaneamente non disponevano di sostanziosi risparmi. In relazione agli obiettivi finanziari, al rischio e al rendimento atteso, il risparmiatore può scegliere tra diversi tipi di fondi: bilanciati, obbligazionari, azionari, di liquidità e flessibili.
Le Opzioni
In finanza con il termine opzione (o option) si intende quel particolare tipo di contratto che conferisce al possessore il diritto, ma non l'obbligo (dunque una possibilità da cui appunto il termine opzione), di acquistare o vendere il titolo sul quale l'opzione stessa è scritta, chiamato strumento sottostante, ad un determinato prezzo di esercizio dell'opzione stessa (strike price) e/o entro una determinata data, in aggiunta ad un costo iniziale, comunque dovuto e non recuperabile, per la stipulazione/sottoscrizione del contratto d'opzione stesso. Le opzioni possono avere i più diversi sottostanti: azioni, commodity, tassi di interesse, ecc.
La differenza fondamentale delle opzioni rispetto agli altri strumenti derivati consiste nella definizione dei diritti del possessore: egli non è obbligato ad acquistare/vendere il sottostante, ma può farlo se esercitando l'opzione ne trae un'effettiva convenienza economica. Per tale ragione sono anche detti titoli derivati asimmetrici.
Un'opzione call è uno strumento derivato in base al quale l'acquirente dell'opzione acquista il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare un titolo (detto sottostante) a un dato prezzo d'esercizio (in inglese strike price). Al fine di acquisire tale diritto, l'acquirente paga un premio.
Un'opzione put è uno strumento derivato in base al quale l'acquirente dell'opzione acquista il diritto, ma non l'obbligo, di vendere un titolo (detto sottostante) a un dato prezzo d'esercizio (strike price). Al fine di acquisire tale diritto, l'acquirente paga un premio.
Gli Swap
Lo swap, nella finanza, appartiene alla categoria degli strumenti derivati, e consiste nello scambio di flussi di cassa tra due controparti. Va annoverato come uno dei più moderni strumenti di finanziamento delle imprese. Si presenta come un contratto nominato (ma atipico in quanto privo di disciplina legislativa), a termine, consensuale, oneroso e aleatorio.
È possibile distinguere varie tipologie di operazioni di swap sulla base dei flussi finanziari scambiati:
· swap di interessi (Interest Rate Swap, IRS): è un contratto che prevede lo scambio periodico, tra due operatori, di flussi di cassa aventi la natura di "interesse" calcolati sulla base dei tassi di interesse predefiniti e differenti e di un capitale teorico di riferimento;
· swap di valute (currency swap, CS): è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti denominati in due diverse valute. Si pone quale scambio a pronti di una determinata valuta e nel contempo in uno scambio di eguale ammontare, ma di segno opposto, a una data futura prestabilita.
· swap di commodities: è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un flusso di pagamenti indicizzati al cambiamento di una commodity da un lato e a un tasso fisso dall'altro. Un esempio comune sono swap sul prezzo del petrolio (Oil swaps).
· swap di protezione dal fallimento di un'azienda (Credit default swap, CDS). È un contratto di assicurazione che prevede il pagamento di un premio periodico in cambio di un pagamento di protezione nel caso di fallimento di un'azienda di riferimento.
I Futures
I futures sono contratti a termine standardizzati per poter essere negoziati facilmente in Borsa. Il contratto futures è un contratto uniforme a termine su strumenti finanziari, con il quale le parti si obbligano a scambiarsi alla scadenza un certo quantitativo di determinate attività finanziarie, ad un prezzo stabilito; ovvero, nel caso di futures su indici, a liquidarsi una somma di denaro pari alla differenza fra il valore dell'indice di riferimento alla stipula del contratto ed il valore dello stesso indice nel giorno di scadenza.
· l'ammontare che il venditore dovrà consegnare per ogni contratto stipulato
· il luogo di consegna
· il periodo preciso del mese in cui si può effettuare la consegna
· il metodo di quotazione dei prezzi
· gli eventuali limiti alle oscillazioni giornaliere dei prezzi e alle posizioni degli operatori.
I futures sono contratti standard e quindi negoziabili, a differenza di quelli personalizzati (over the counter), che per la loro eterogeneità non sono scambiabili sul mercato.
Vengono negoziati nei mercati regolamentati; nella prassi finanziaria esistono delle regole nella negoziazione e nella creazione di questi strumenti finanziari. Ad esempio, la Borsa crea dei futures e solo quelli vengono negoziati, cioè non si possono creare futures aggiuntivi (cosa che invece è possibile per i contratti a termine).
Sono strumenti molto standardizzati: ogni elemento del contratto è definito in un contratto standard, e le controparti non possono modificarlo. Acquistare futures significa impegnarsi ad acquistare alla scadenza ed al prezzo prefissati l'attività sottostante. Questa può essere sia un'attività reale, ad esempio una commodity (grano, oro, metalli, caffè, ecc.) sia un'attività finanziaria. In quest'ultimo caso si parla di financial futures, i cui sottostanti possono essere ad esempio una valuta (currency futures) od un indice borsistico.
La standardizzazione[1] consiste nella definizione del taglio unitario, della scadenza contrattuale e della modalità di negoziazione attraverso la Clearing House ("stanza di compensazione").
La peculiarità di essere standardizzati rende questi contratti interscambiabili tra loro. Ciò rende possibile annullare impegni di acquisto o di vendita tramite compensazione, stipulando un contratto di segno opposto all'originale. In questo modo, verrà evitata la consegna dell'attività sottostante il contratto.
L'acquisto di futures corrisponde ad una aspettativa di rialzo dell'attività sottostante; la vendita, invece, sottende un'aspettativa al ribasso. Se le intenzioni fossero speculative, la vendita del futures dovrà essere effettuata prima della scadenza contrattuale; se, invece, le intenzioni sono di coprire un futuro acquisto/vendita della commodity sottostante, il futures permette una copertura senza rischi di oscillazioni del prezzo, e si aspetterà la scadenza prevista per provvedere all’acquisto/vendita della commodity stessa.