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  • 15 OTTOBRE,IL RACCONTO DI CHI C'ERA.IL BIANCO E IL NERO DI UN GIORNO CHE POTEVA CAMBIARE L'ITALIA...

    sabato 22 ottobre 2011

    15 OTTOBRE WORLD REVOLUTION.SCONTRI MA NON SOLO.TANTA GENTE CHE CI HA SCRITTO E CI SCRIVE PER RACCONTARCI IL SUO 15 OTTOBRE,LA SUA PICCOLA RIVOLUZIONE.UNO SPACCATO DELLA VERITA',SCRITTO DA CHI COME VOI IL 15 ERA A ROMA...




    IL BIANCO E IL NERO
    di Achille Zarlenga
    Sabato 15 ottobre ero come molti a Roma, e tramite questi due colori proverò a spiegarvi ciò che ho visto prima e dopo:
    Bianca era la maglia che indossavo.
    Bianco a lettere nere era il cartello appeso al collo della signora che recitava ”basta con la democrazia bancaria”.
    Bianco era il foglio che ci avevano dato i coordinatori del pullman con le fermate della metro che indicavano le metro più vicine in caso di scontri.
    Bianco era il cartellone degli immigrati siriani che recitava ”a caro prezzo paghiamo l indifferenza ma noi non ci arrendiamo la nostra rivoluzione continua” e bianco era il colore della camicia dell’immigrato che mi chiedeva se poteva contare su un altro fratello per la loro causa cui io ho risposto con la rituale formula di saluto araba SALAM ALEIKUM (la pace sia con te) e da cui ho ricevuto U ALEIKUM AS SALAM (la pace sia con voi)la civiltà a quanto pare appartiene più agli orientali che a noi.
    Bianche erano le lettere dello striscione sotto cui camminavo ”Ingaggiami contro il lavoro nero”.
    Bianchi erano i tamburi dei ragazzi che ballavano e suonavano per il corteo.
    Bianche erano le centinaia di maschere di Guy Fawkes.
    Bianco era il flash delle migliaia di macchine fotografiche che testimoniavano la partecipazione.

    Nero era il colore delle felpe e dei cappucci indossate da loro.
    Nero era il colore del fuoristrada che hanno bruciato.
    Nero era il colore dei giubbotti dei fascisti che ho visto appena arrivato a Termini.
    Nera era l’aquila tatuata sulla testa pelata di uno di loro.
    Nero erano i capelli del ragazzo di sedici anni con casco sulla testa e felpa della Burton (costo minimo100e) eccoli i black block di papà.
    Nero era il fumo che vedevo, dal lampione da cui mi ero arrampicato.
    Neri erano i manganelli dei poliziotti che indistintamente si abbattevano su incappucciati e non.
    Nere erano le camionette dei carabinieri che avevano chiuso sia piazza S. Giovanni alla testa del corteo sia dopo il Colosseo alla fine del corteo.
    Nere erano le magliette degli ultras all’area di servizio nel viaggio per Roma.
    Nere erano le lettere dello striscione che recitava ”VI CHIEDONO IL FUTURO NOI CI PRENDIAMO IL PRESENTE”.

    Bianca era la maglia del bambino sulle spalle del padre che mi ha fatto pensare che io nel mio presente chiedo il futuro anche per lui.
    Bianco erano i capelli dell’anziano signore seduto affianco a me sul pullman per Roma che aveva già partecipato al G8 nel 2001 a Genova e che mi ha fatto pensare che era arrivato il mio momento per tentare di cambiare questo marcio sistema e che lui avendo già vissuto tutto ciò meritava il sacrosanto diritto di star seduto sulla poltrona di casa sua magari con la sua vecchia moglie a guardare la televisione ed esclamare ”Bravi questi ragazzi si danno da fare per migliorare il paese”.
    Ma nere erano le parole sui giornali dei vari politici di turno, ovviamente non presenti, che demonizzavano la manifestazione e parlavano solo di “black block” ignorando, o forse non capendo, tutto ciò che giustamente richiedevano, e tuttora chiediamo noi manifestanti lì presenti .
    Questo è stato il mio 15 ottobre, la mia prima grande manifestazione a Roma, e questi sono stati i lati positivi e negativi che io ho visto.

     
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