Dopo il caso della "doppia indennità", si scopre che almento una trentina di ex membri dell'assemblea campana percepiscono un doppio vitalizio, dalla Regione e dal Parlamento. E a chi ha fatto anche una sola legislatura tocca una liquidazione di 48 mila euro
Indennità doppie, vitalizi duplicati per 31 ex consiglieri regionali e parlamentari. Una pensione garantita, anche se in consiglio regionale si è rimasti pochissimo, il tempo di una meteora. Spunta un nuovo caso, quello dei “pluripensionati”. Sono almeno una trentina gli ex consiglieri regionali (tra cui anche presidenti delle passate legislature) “premiati” da una doppia pensione, quella da consigliere regionale e quella da parlamentare.
I privilegi della casta non finiscono qui. Esiste anche una buonuscita, pari a una mensilità lorda moltiplicata per gli anni delle legislature alle quali si è partecipato. Per una sola legislatura, il bonus sarà di circa 48 mila euro, per due la cifra raddoppia, per tre si arriva a 150 mila euro. Lo stesso vale anche per i parlamentari vicini alla pensione: anche per loro esiste un trattamento di fine rapporto che va a cumularsi, nel caso della doppia funzione, a quello regionale. Cifre che vanno ad aggiungersi all’indennità mensile “doppia”, capaci di garantire una vecchiaia blindata.
Chi si è seduto in aula per soli 37 mesi a 35 anni, arrivato alla soglia dei 60 anni percepirà comunque una pensione (se avrà versato la differenza contributiva relativa alla conclusione della legislatura, pari a 60 mesi). Venticinque anni dopo, potrà vivere con almeno duemila 500 euro al mese. Indennità raddoppiata (il massimo è 5.500 euro mensili per tre legislature) se il consigliere ha seduto per 15 anni all’interno dell’aula consiliare.
Non solo. Chi ha abbandonato le poltrone regionali per seguire la carriera di parlamentare, al compimento dei sessant’anni riceverà un altro vitalizio, che va ad aggiungersi a quello regionale. Una pensione significativa (e duplice) che da un minimo di ottomila euro può schizzare anche a 25 mila euro al mese, a seconda del numero di legislature nelle quali si è stati eletti. Insomma, la carriera politica frutta una pensione d’oro. Al centro dello scandalo resta il caso della doppia indennità, che riguarda chi percepisce un doppio vitalizio, la pensione da consigliere regionale e lo stipendio da parlamentare. Colpa della ormai famosa legge del febbraio 2005. Solo ora, la presidenza del consiglio regionale si appresta a abolire il doppio stipendio.
E i “pluripensionarti”? Si ritrovano indifferentemente tra i banchi della sinistra e della destra: Benito Visca, Abdon Alinovi, Filippo Caria, Nicola Imbriaco, Nicola Mancino (ex ministro dell’Interno), Carmelo Conte, Paolo del Mese, Aldo Cennamo, Raffaele Calabrò, Isaia Sales, Giovanni Russo Spena, Domenico Zinzi, Andrea Losco, Alfredo Vito, Giuseppe Ossorio, Vincenzo De Luca (avellinese, da non confondere con il sindaco di Salerno), Giuseppe Scalera, Andrea De Simone, Antonio Bassolino, Felice Antonio Iossa, Amelia Ardias, Eugenio Dionise, Antonio Fantini, Arturo Fasano, Mario Pepe, Nicola Scaglione, Francesco Barra, Antonio Rastrelli, Francesco Brusco.
Difficile quantificare l’importo mensile corrisposto dalla Camera e dal consiglio regionale. Dipende dal numero di legislature a cui ha partecipato l’ex consigliere. Se è rimasto nel parlamentino per 5 anni (una legislatura) percepirà il 30 per cento dell’indennità di carica, cioè la terza parte di quanto percepiva durante la sua attività di consigliere. Se vi è rimasto per due legislature percepirà il 45 per cento, per tre legislature (il massimo consentito) riceverà il 63 per cento.
C’è chi ha partecipato a due legislature (Alinovi, Scalera, De Luca, Mancino presidente della Regione ed ex ministro dell’Interno, Losco, Armato e Ossorio a più di due), chi a una sola (Rastrelli, Del Mese che in corso di legislatura fu eletto alla Camera, Donise, Fasano, Conte), chi a 4 (Bassolino è stato in carica per 2 legislature come consigliere e per 2 come presidente).
I vitalizi sono commisurati all’indennità di carica, quindi se oggi un consigliere regionale percepisce circa 10 mila euro mensili, nel 1975 (all’epoca della prima legislatura) in busta paga si ritrovava 500 mila lire al mese.
La Campania non è l’unica regione ad aver conservato quello che è un beneficio diffuso ma, ultimamente, anche la Sicilia ha dovuto rinunciarvi. «Sarebbe necessaria una norma che vincoli la Camera, il Senato e 20 consigli regionali propone Andrea Abbamonte, amministrativista ed ex assessore regionale bisogna stabilire un tetto massimo e imporre che non si possono superare 10 mila euro al mese».
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