Si è conclusa l’annuale riunione dell’èlite plutocratica mondialista riunitasi in conclave dal 31 maggio al 3 giugno 2012, negli Stati Uniti del Nord, a Chantilly, in Virginia, nel lussuoso Hotel Westfields Marriott Washington Dulles. La novità della rituale conferenza del gruppo Bilderberg quest’anno è stata il cambio al vertice nella piramide oligarchica mondialista presieduta dal francese Henri de Castries, ad dell’AXA, la multinazionale nel campo delle assicurazioni.
Il summit si è occupato principalmente di questioni politiche (elezioni Usa 2012), economiche e sociali, come l’evoluzione dello scenario politico in Europa (euro) e negli Stati Uniti (dollaro), l’austerity ma anche la cyber sicurezza, l’energia, il futuro della cosiddetta “democrazia”, della Russia, della Cina e del Medio Oriente (Siria e Iran) cui hanno presenziato risme di banchieri, politici, capi di stato, amministratori di multinazionali, direttori di grandi compagnie di trasporti e dell’energia, proprietari dei principali mezzi di comunicazione e giornalisti. Seguivano il direttore dell’Hotel con signora, un conte con contessa annessa e un cardinale senza signora.
L’agenda Bilderberg è proseguita come previsto e come sempre sono stati banditi i mezzi di comunicazione per evitare la relativa copertura mediatica dell’evento e la conseguente diffusione di informazioni, immagini e video. L’incontro è stato riservato e le decisioni prese dall’élite sono le decisioni a cui noi tutti cittadini dovremo, semplicemente, conformarci. Quasi un’adunata di filantropi, insomma, in cui il pensiero dominante della cricca dei potenti non si deve disturbare. Il Capo del servizio d’ordine si aggirava a larghi passi, incazzato come una vespa, perchè non era stato usato abbastanza napalm verso la folla di cinquecento manifestanti che insidiavano civili e militari.
Tra i 145 partecipanti del Bilderberg 2012 c’è anche qualche rappresentante per l’Italia, sempre pronti a contribuire allo sviluppo dell’umanità. Scorrendo la lista, stilata in rigoroso ordine alfabetico, dalla parte orientata verso il culo del cavallo si scopre quindi che quest’anno i “rappresentanti italiani” più importanti al Bilderberg sono stati: Franco Bernabè, presidente e CEO di Telecom Italia; Fulvio Conti, ad e dg Enel; John Elkann, presidente Fiat. Ma non solo. A “sorpresa” appare poi il nome di Lilli Gruber, con abbondante décolleté ed esubero di collane, ex europarlamentare con la coalizione Uniti nell’Ulivo iscritta al gruppo del PSE nel 2004 candidatasi dopo aver denunciato la “carenza di libertà d’informazione in Italia”, e giornalista di La7 TV (di proprietà Telecom Italia).
Qualcuno ricorderà certamente l’intervista (guarda il video) che la fatina inebetita fece all’ex international advisor di Goldman Sachs Mario Monti, quando in un trionfo di merda tiepida domandò al premier: «Ma lei è un massone?». Dopo una presenza fissa nel corso degli ultimi anni, il boiardo bocconiano non ha partecipato, dimessosi da Presidente europeo della Commissione Trilaterale pochi giorni prima dell’insediamento (eletto da nessuno) a Palazzo Chigi, e assente al meeting statunitense per ovvie ragioni di opportunità. E “miracolosamente” era presente anche Enrico Letta - nipote di Enrico (PdL) ex Goldman Sachs – deputato e vicesegretario nazionale del Partito democratico.
Tutti avevano fame ma non si poteva dire. Finalmente sette camerieri in giacca bianca e grembiulino arrivarono con vassoi, e salmonarono e cavialarono i presenti. Al conte andò subito di traverso un crostino, e furono attimi di terrore. Il Capo del servizio d’ordine era già pronto a una tracheotomia mediante baionetta. Non ci furono altri disordini e si procedette continuando a mangiare e trincare.
Erano già le 08:00 e qualcuno cominciava già a fischiare. “Allora – gridò uno – cominciamo a mezzanotte?”. “Ci vuole il suo tempo” – disse la Gruber – giornalista promossa addetta alle luci. Il giardino dell’Hotel era pieno, banchieri sulle sedie, politici per terra e sui balconi e qualcuno anche rampicante sugli alberi.
Le luci erano puntate, sul palco allestito per l’occasione di questo memorabile 60° meeting mondialista di criminali che “illuminano” la grande ribalta politica usuraia internazionale mancava però l’ultranovantenne David Rockfeller (classe 1915), banchiere statunitense e massone dichiarato, sesto figlio di John Davison Rockefeller, l’unico ancora in vita e perciò patriarca della famiglia, tra i fondatori del Club Bilderberg.
Tra le sue memorie un’affermazione eloquente:
«Noi controlliamo le istituzioni politiche ed economiche americane. Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta che manovra contro gli interessi degli Stati Uniti, definendo me e la mia famiglia internazionalisti, e di cospirare con altri nel mondo per costruire una struttura politica ed economica integrate, un nuovo mondo, se volete. Se questa è l’accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo».
Cosa avrà potuto trattenere il novantaseienne mega-bankster dal buttarsi nell’orgia del suo amatissimo denaro? Non era un bankster mondano e forse l’aveva fatto incazzare la scritta sull’invito “È gradito l’abito scuro”. Povero David, che periodaccio!
Qualche minuto dopo, però, volò una bottiglia di champagne sul palco, e tutti ricominciarono a rumoreggiare. Il maggiordomo battè dieci colpi di campanella e sull’undicesimo finalmente la festa iniziò. Quando finirono, non solo applaudirono Letta e la Gruber ma, dicono le cronache, applaudì tutto l’Hotel, compreso il Capo del servizio d’ordine che gridava “basta, contegno”, ma quelli non smettevano.
Il meeting fu adrenalina pura.
La mattina seguente il mondo si svegliò, Enrico Letta e Lilli Gruber tornati con il primo aereo si abbracciarono e si scambiarono gli indirizzi – “Ehi, disse Enrico, non rovinarmi la reputazione”; “E neanche a me” disse la fräulein bolzanina -, e tutto ci sembrò migliore: è la globalizzazione che impone la moderazione salariale, licenziare è bello perché crea occupazione, abbiamo vissuto troppo a lungo e al di sopra dei nostri mezzi, il privato è più efficiente del pubblico, è colpa delle pensioni se in Europa c’è il debito sovrano o si è creata una voragine nel bilancio dello Stato. Il ricordo di quella bella festa di giugno aveva placato la rabbia dei Popoli
Poi diedero la notizia del Papa a Milano.
E tornò a girare la giostra dell’inquietudine.
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