Un debito pubblico immenso accumulato in diversi decenni che, da qualche tempo, pare si debba estinguere nel giro di un biennio. Così, il Governo tecnico, stando a ciò che scrive Franco Bechis su libero, starebbe preparando una nuova tassa per recuperare altri fondi.
Il vicedirettore del quotidiano, sostiene che l’esecutivo starebbe vagliando due ipotesi per la nuova imposta e scrive:"Nel primo caso si tratterebbe di varare una super-Imu legata al patrimonio complessivo dei contribuenti. Aliquote assai più alte delle attuali e progressive per patrimoni superiori al milione e mezzo di euro, con esclusione del valore della prima casa. Assieme a questa misura esistono ipotesi di aumento anche qui progressivo della tassazione sui conti correnti e titoli, sui depositi e sulle riserve tecniche delle assicurazioni. Tutto questo però avrebbe le proporzioni al massimo di una manovra bis e non risolverebbe il tema fondamentale dei conti pubblici, che resta quello della riduzione del debito”.
E allora, come procedere? Per Bechis è abbastanza semplice intuire la prossima mossa dei tecnici: “Siccome la cifra che serve è superiore ai 300 miliardi di euro, il prelievo scatterebbe su tutto il patrimonio degli italiani, di qualsiasi natura: quadri, oro, preziosi, collezioni, depositi su conti correnti, risparmio postale, conti titoli, partecipazioni azionarie, riserve tecniche di assicurazioni e così via. Sulla carte per raggiungere l’obiettivo di quella cifra bisognerebbe tassare mediamente la ricchezza degli italiani con una imposta del 4%. Se però venissero escluse abitazioni e terreni già gravate da Imu per raggiungere i 3-400 miliardi di euro servirebbe un prelievo straordinario pari all’8-9% del patrimonio medio delle famiglie italiane. Anche se spalmato su tre anni, avrebbe un costo insostenibile, e un effetto catastrofico sui conti del paese che probabilmente vanificherebbe in gran parte l’operazione choc che si vorrebbe tentare sul debito. Non solo: ma pure incrociando tutti i dati attualmente a disposizione delle centrali fiscali e finanziarie e della Banca d’Italia, sembra assai fondata l’ipotesi che una parte larghissima della platea delle famiglie italiane non sarebbe in grado di pagare quella imposta, se non vendendo i beni stessi che vengono tassati in modo straordinario”.
Se ciò che paventa il collega il Libero corrisponde a verità, allora, ancora una volta il prelievo forzoso di capitali dai cittadini avrà la priorità su ogni manovra di crescita e sviluppo. Per ora dal Palazzo non arrivano conferme né smentite ma l’articolo del vice di Belpietro ha già fatto il giro della rete. Sarebbe anche ora di confutarlo o, in alternativa, di correggerne le eventuali inesattezze. Se non si procede, evidentemente, è perché più di qualcosa di vero c’è.
fonte: you-ng.it