SONO BASTATI POCHI GIORNI A TRASFORMARE IN UNA POLTIGLIA MELMOSA QUASI TUTTA LA GIGANTESCA CALOTTA GLACIALE GROENLANDESE.
Lo dimostrano le immagini raccolte daisatelliti della NASA: è il disgelo più rapido da quando, 30 anni fa, è iniziata questa forma di monitoraggio.È uno degli effetti del riscaldamento globale? Sarebbe facile ipotizzarlo, ma gli esperti sostengono che disgeli ultrarapidi avvengono una volta ogni 150 anni. Se però dovessero diventare più comuni, la situazione del livello dei mari, che già si sta innalzando oltre il livello di guardia, potrebbe ulteriormente peggiorare.Gran parte del disgelo è avvenuta in soli quattro giorni. L’8 luglio le mappe satellitari mostravano che si era sciolto circa il 40 per cento della calotta glaciale groenlandese. Ma il 12 luglio quella cifra era salita al 97 per cento. Una percentuale gigantesca se si pensa che in media, negli ultimi tre decenni, intorno alla metà di luglio fondeva solo la metà circa dei ghiacci dell’isola.La rapidità e l’estensione del disgelo di quest’anno hanno colto di sorpresa alcuni scienziati. “È stato così straordinario che in un primo momento ho avuto qualche dubbio”, racconta Son Nghiem, uno degli scienziati del Jet Propulsion Laboratory della NASA che si occupano del progetto. “Erano risultati reali o si trattava di un errore nella raccolta dei dati?”. Il disgelo ha interessato perfino il punto più alto e più freddo della Groenlandia, la Summit Station, che si trova a 3.200 metri sopra il livello del mare.
UN FENOMENO NATURALE?
“Per quanto ne sappiamo, un evento simile non si è mai verificato da quando esistono i satelliti”, sostiene Thomas Mote, climatologo dell’Università della Georgia e anche lui membro dell’équipe. Ma potrebbe essere accaduto in passato, precisa un’altra scienziata che ha partecipato allo studio, la glaciologa Lora Koenig. “I carotaggi del ghiaccio di Summit Station mostrano che disgeli di questo tipo si verificano in media ogni 150 anni”, dichiara la scienziata: l’ultimo risale al 1889.È quindi difficile stabilire se il riscaldamento globale abbia avuto un ruolo nell’evento “estremo” di quest’anno. Tanto più che il grande disgelo è coinciso con la formazione di un fronte di alta pressione proprio sulla Groenlandia, che ha attirato nei cieli dell’isola aria calda proveniente dalle basse latitudini dell’Oceano Atlantico. “C’era questo blocco di aria calda proprio al di sopra della calotta glaciale”, spiega Mote. “Un fenomeno simile per natura, anche se non per durata o dimensioni, all’ondata di caldo che sta interessando le Grandi Pianure americane, causando tra l’altro una grave siccità”.
ALLARME LIVELLO DEL MARE
Le conseguenze di questo rapido disgelo sembrano difficili da individuare quanto le cause. In luglio, ad esempio, alcuni fiumi groenlandesi hanno provocato alluvioni ma, assicura Mote, “non siamo in grado di attribuirle al disgelo”.Ma se il riscaldamento globale renderà più frequenti eventi estremi di questo tipo, avvertono gli scienziati, il livello dei mare potrebbe ulteriormente innalzarsi. Normalmente, quando il ghiaccio si scioglie, parte dell’acqua viene riassorbita dalla neve compatta che ricopre la calotta glaciale. “Così l’acqua gela di nuovo, e si ritrasforma in ghiaccio”, spiega il glaciologo Alexander Robinson del Pik, il Centro di ricerca sull’impatto dei cambiamenti climatici di Potsdam, in Germania. “Ma se la calotta glaciale si sgela e ricongela ripetutamente, lo strato di neve può assottigliarsi, e questo finisce per ridurre la possibilità di ricongelamento della calotta”.Se l’intera copertura glaciale della Groenlandia dovesse fondere definitivamente, stimano gli scienziati, il livello globale dei mari salirebbe di sette metri, con conseguenze apocalittiche.
fonte : nationalgeographic.it