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    Le Ong denunciano: “Soldi per i bimbi malati di cancro dirottati su Euro 2012″

    lunedì 2 luglio 2012

    Il governo ucraino ha ridotto per decreto di quasi 35 milioni di euro i fondi destinati all'ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev, che ora deve accontentarsi delle briciole. Con lo stesso provvedimento, 34 milioni sono andati al torneo di calcio, che è costato all'esecutivo quasi 21 miliardi di grivne

    di Luca Pisapia
    I diritti fondamentali dei bambini ucraini trascurati. E i soldi destinati alla loro salute che sono invece trasferiti per decreto governativo agli Europei di calcio. La denuncia che arriva da una lettera aperta firmata da diverse organizzazioni non governative ucraine e internazionali è sconvolgente: buona parte del budget che il governo ucraino aveva previsto per la costruzione del reparto di oncologia dell’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev è stata dirottata su Euro 2012. Ai bambini ucraini non sarà quindi dato il promesso reparto di oncologia, fondamentale perché anche in Ucraina possa essere garantito il trapianto del midollo da non parenti, senza che i piccoli pazienti debbano emigrare a costi proibitivi per sostenere l’operazione. Al posto dell’ospedale è stato recapitato loro un bel pallone, col quale però non possono nemmeno giocare: a differenza di Cristiano Ronaldo loro mica si sono qualificati a Euro 2012.

    “Il sistema sanitario in Ucraina è collassato due volte, con il crollo dell’Urss e con la tragedia di Chernobyl, i cui enormi danni per la popolazione oltre che fisici, con il drastico aumento dei tumori, sono stati psicologici, con una popolazione paralizzata e spaventata – racconta a ilfattoquotidiano.it Damiano Rizzi, presidente di Soleterre, una ong attiva in tutto il mondo in aiuto ai reparti di oncologia pediatrica e neurochirurgia – Poiché manca la possibilità di effettuare le diagnosi, i bambini arrivano con tumori in stati avanzati negli ospedali e qui, nelle strutture preposte, mancano i pediatri, le strumentazioni necessarie. I bambini del reparto di neurochirurgia sono ammassati nei corridoi. Ora, per esempio, è finita la chemioterapia: anche negli ospedali pubblici se la può permettere solo chi ha i soldi”.

    Perché è la corruzione a impedire al paese di rispettare i requisiti minimi a livello sanitario: la sanità ucraina è il luogo privilegiato per il riciclaggio di denaro sporco, cui partecipano politici e amministratori locali, oltre a qualche loro omologo italiano che non rinuncia ad approfittare della situazione di miseria in cui versa il paese. “Non posso fare nomi – ci dice Damiano Rizzi -, per non mettere in difficoltà tutte le persone che lavorano sul campo. Le ritorsioni sarebbero molto pericolose”. E’ però un dato di fatto che l’Unione Europea ha attivato programmi per la lotta alla corruzione nella sanità ucraina. E che Impact – un dipartimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha già messo sotto controllo diversi laboratori che in Ucraina producono farmaci falsi, che sono poi acquistati dal Ministero della Sanità.

    A questo si aggiunge la denuncia delle Ong. “Col decreto governativo numero 433 del 21 maggio 2012, relativo ad alcune modifiche da apporre al programma statale per la preparazione e lo svolgimento della fase finale del Campionato Europeo di Calcio in Ucraina nel 2012, il governo ucraino ha ridotto di 349 milioni di grivne (34,9 milioni di euro circa) le dotazioni del bilancio statale in precedenza allocate all’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt, che sono passate da 399 a 50 milioni di grivne. E nello stesso decreto è stato deciso di aumentare le allocazioni destinate a Euro 2012 di 340 milioni di grivne, portando il totale destinato dal governo ucraino agli Europei a quasi 21 miliardi di grivne”. Soldi che, è il timore delle ong, sono stati trasferiti come se nulla fosse dalla tutela dei bambini a Euro 2012. O, secondo la risposta che le organizzazioni non governative hanno ottenuto dal primo ministro ucraino Azarov, soldi che non sono stati tolti all’ospedale, ma semplicemente “prestati” agli Europei.

    Se ancora non si sono visti i 900 milioni di grivne (90 milioni di euro circa) che il governo ucraino due anni fa ha promesso per migliorare lo stato delle fatiscenti strutture dell’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt, il budget per Euro 2012 ha continuato invece a crescere vorticosamente. E mentre schiere di operai al lavoro costruivano in tutta fretta lo stadio di Kiev, perché fosse pronto in tempo per gli Europei, i bambini continuavano a non avere le cure necessarie. “La quantità di soldi in ballo non è molta chiara – spiega a ilfattoquotidiano.it Natalia Onipko, presidentessa di Zaporuka (una fondazione costituita da Soleterre a Kiev) -, addirittura Kulikov, deputato del partito United Center, ha recentemente dichiarato che il bilancio dello Stato per il 2012 non include fondi per la costruzione di nuovi edifici di Okhmatdyt. E poi scherzando ha aggiunto che qualcuno ha deciso di rubare in anticipo e alla rinfusa”.

    Quello che le Ong temono è che per la costruzione del nuovo ospedale pediatrico di Oxkhmatdyt si ripeta il caso del Children’s Hospital of The Future: altra megastruttura ospedaliera cui era destinato un budget milionario e che non ha mai visto la luce. E questa volta hanno paura che, con un cinismo che fa rabbrividire, i soldi siano stati rubati ai bambini per dirottarli sul mega affare di Euro 2012. Perché 21 miliardi di grivne per Euro 2012 è già una cifra spropositata di per sé, che diventa però agghiacciante se si pensa come anche le ‘briciole’ – i 340 milioni sottratti all’ospedale Oxkhmatdyt – sono state infilate nel calderone del circo pallonaro a discapito della salute dei bambini. Ma evidentemente, per essere considerati delle democrazie amiche dell’Occidente, non serve rispettare i diritti dei più piccoli: basta organizzare un carrozzone colorato con feste di benvenuto e partite di calcio.

    fonte

    Ong Italiane: “Colpo di mano mortale del Governo al volontariato internazionale”

    giovedì 21 luglio 2011




    Raschiando il fondo del pozzo - Foto: Ministero degli Esteri
    “Un colpo di mano, mortale, del Governo al volontariato internazionale”. Lo denunciano Focsiv,Cipsi e Cini cioè i tre maggiori organismi di coordinamento delle Ong italiane. “Approfittando dell’importante decreto di proroga delle missioni militari internazionali, mentre l’attenzione di tutti gli osservatori era concentrata sulla manovra finanziaria, il Governo Berlusconi ha introdotto di soppiatto due articoli che eliminano le figure dei volontari e dei cooperanti previsti nella legge 49/87 sulla cooperazione, disarticolandola e compromettendo perfino la continuità dei progetti già approvati e finanziati”.

    “Dopo aver sacrificato il volontariato impegnato in Italia sull’altare del pareggio di bilancio e del rigore dei conti pubblici, dalla scorsa settimana il Governo italiano sopprime anche il volontariato impegnato nei Paesi in Via di Sviluppo. Nel bel mezzo dell’Anno Europeo del Volontariato, con due righe lapidarie inserite nel decreto di proroga delle missioni militari all’estero, infatti, il Consiglio dei Ministri ha deliberato, lo scorso 12 luglio, di porre fine al volontariato internazionale” –riporta la nota della Focsiv.

    “Per risparmiare pochi milioni di euro, il Governo Berlusconi butta alle ortiche cent’anni di storia e di tradizione e, ancor più grave, toglie un’altra possibilità soprattutto alle fasce giovanili di rendersi utili, esercitare una cittadinanza responsabile e, perché no, trovare un’occupazione socialmente utile” - commenta Sergio Marelli, Segretario generale della FOCSIV. In pratica il governo ha deciso di “dire no a quanti credono che la solidarietà internazionale sia un dovere e a quanti sono disponibili a mettersi in gioco personalmente. Ha deciso di dire no ai contratti di quelle associazioni di cooperazione internazionale riconosciute idonee secondo una legge di stato” - aggiunge Gianfranco Cattai, Presidente della FOCSIV. “Un fatto che ci preoccupa - spiega Cattai - soprattutto perché il colpo di mano è arrivato senza preavviso e senza neppure dare agli organismi di volontariato e cooperazione la possibilità di studiare alternative per potersi prendere carico di quanto doveva essere assicurato dallo Stato”.
    L’associazione chiama tutte le Ong e tutte le altre rappresentanze a mobilitarsi con urgenza, dare il massimo di risonanza alla notizia per sollecitare i parlamentari adeliminare in sede di approvazione parlamentare gli articoli 14 e 15 del decreto missioni n.107 del 12 luglio 2011, per ricondurre l'argomento nell’alveo delle revisioni normative in corso.
    “Questo provvedimento di modifica messo in atto all’insaputa degli organismi che avrebbero dovuto essere coinvolti, ha delle conseguenze che non possiamo accettare” –sottolinea Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore. “Ancora una volta il Governo ha agito senza ascoltare la voce dei diretti interessati, con un’azione che rischia di mandare all’aria la lunghissima tradizione della cooperazione internazionale, e abbandonando a se stessa quella vastissima risorsa che lavora per il nostro Paese e per i Paesi in via di Sviluppo, che si chiama volontariato”.
    “Nonostante il Ministro dell’Economia abbia più volte ha ripetuto che bisogna puntare sul volontariato, ha frattempo però cercato di abolire e poi fissato un tetto al 5 per mille, si sono tagliati drasticamente i fondi per la Cooperazione allo sviluppo, sono state aumentate del 500% le Tariffe postali agevolate, principale strumento per la diffusione delle informazioni e per la raccolta fondi delle organizzazioni della società civile” –evidenzia Guido Barbera, presidente del Cipsi, coordinamento di 45 associazioni di cooperazione e solidarietà internazionale. “Ed ora, nel cilindro magico del Decreto Missioni, è spuntata la ciliegina dell’abolizione/sostituzione degli art., 32-33-34 che trattano dell’impiego dei cooperanti e volontari. Alla luce di tale decreto, i primi contratti di volontari sono già stati rifiutati dalla Direzione Generale della cooperazione allo sviluppo” – ricorda Barbera.
    “Si continua ad intervenire con piccole ma sostanziali modifiche sulla legge 49/87, in modo totalmente disorganico” - aggiunge Maria Egizia Petroccione, coordinatrice del CINI. Nel cosiddetto Decreto Missioni è infatti prevista l’abolizione/sostituzione dell’art 32-34 che tratta dei cooperanti e volontari. Senza entrare qui nel merito tecnico del provvedimento – lo faremo separatamente – contestiamo il metodo della decisione,denunciamo con forza la disarticolazione e modifica, senza disegno strategico e senza visione complessiva, della Legge 49/87 in modo assolutamente non partecipativo e senza alcuna consultazione dei diretti interessati”.
    L'ong Intersos ha analizzato il Decreto legge n.107 del 12 luglio scorso per la proproga delle missioni internazionali. “Tra il 2008 e il 2011 l’ammontare finanziario approvato nei DL Missioni Internazionali è cresciuto del 50% (da 1 a 1,5 miliardi di euro), mentre i finanziamenti previsti per le iniziative di cooperazione allo sviluppo, al loro interno, sono diminuiti del 45%” – spiega l’associazione. “Il decreto di proroga delle missioni internazionali, all’esame della Camera, ha infatti ridotto la cooperazione civile in Afghanistan al misero 1,5% rispetto allo stanziamento per l’impegno militare: 5,8 milioni per la cooperazione civile di fronte a 399,705 milioni per la presenza militare” – commenta Nino Sergi di Intersos. Si tratta di una “scelta suicida. Agli occhi degli afgani insultante. Forse l’intelligenza di molti parlamentari, non inclini a subire diktat da osteria elettoralistica, potrebbe ancora modificarla. Lo speriamo, per il bene del nostro paese” – conclude il presidente di Intersos.
    Come riportava recentemente l’analisi fatta da Sbilanciamoci! nel “Libro Bianco sulle politiche pubbliche di cooperazione allo sviluppo in Italia”, il quadro che emerge è quello di “una cooperazione italiana allo sbando ed ormai marginale” per il Governo mentre cresce il sostegno al settore privato e le imprese sono considerate come la più efficace “arma di sviluppo”. “Nonostante anche l’Ocse abbia nuovamente sottoposto al Governo italiano molte raccomandazioni per il rilancio della cooperazione e per la riforma della Legge 49 del 1987, il dibattito langue e tale processo di riforma è ormai una palude e l’argomento è ormai fuori dall’agenda politica parlamentare”.

     
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