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    LIBERO: MICROCHIP RFID OBBLIGATORIO PER TUTTI GLI AMERICANI DAL 2013 (LETTERA AL DIRETTORE)

    venerdì 27 luglio 2012

    MICROCHIP RFID OBBLIGATORIO A TUTTI GLI AMERICANI DAL 2013: UN ARGOMENTO CHE SEMBRAVA PURO RAGIONAMENTO COMPLOTTISTA,MA CHE COSI' NON E'.SE NE PARLA ANCHE SU LIBERO,DOVE NELLA SEZIONE DEDICATA ALLE LETTERE AL DIRETTORE,UN LETTORE CHIEDE DELLA RIFORMA SANITARIA DI OBAMA E DELL'IMPIANTO DEL MICROCHIP..LEGGETE E DIFFONDETE!



    Il microchip di Obama

    Gent.mo Direttore, La riforma sanitaria di Obama dal 2013 renderà obbligatorio per tutti i cittadini statunitensi l'’impianto sottocutaneo, nella mano o sulla fronte, di un microchip Rfid che conterrebbe tutte le informazioni relative a ogni americano. L’intento dichiarato è quello di facilitare il monitoraggio e il controllo della salute di ogni singolo individuo, con la creazione di un apposito registro nazionale in cui ogni chip – e quindi ogni persona – sia registrato. Sembra che anche in Italia sia allo studio del Ministero della Salute l’introduzione di un sistema simile . Personalmente trovo questa soluzione una follia che riesce a superare perfino la fantasia di Orwell e trovo incredibile che nessuno ne parli. Sarei lieto di sentire il suo autorevole parere su questo argomento. Ors
    Piero22 | 24 luglio 2012 14:39

    fonte: http://www.liberoquotidiano.it/lettere/5548/Il-microchip-di-Obama.html

    Approfondimento: Microchip Rfid obbligatorio per i cittadini americani dal 2013.

    Per i più scettici segnalo anche quest'altro articolo: Impianti di Microchip agli uomini. Fine della teoria del complotto. 30 articoli di media ufficiali!

    MICROCHIP RFID: I CITTADINI DEL VATICANO POTREBBERO ESSERE I PRIMI AD USARLO.

    lunedì 2 luglio 2012



    di Footam per Free Italy
    I cittadini del Vaticano potrebbero essere i primi ad usare il microchip Rfid sottocutaneo.
    Dal 2007 dipendenti e religiosi del Vaticano usano obbligatoriamente il microchip Rfid che funge da tessera di riconoscimento, tessera carburante, bancomat Ior e libretto sanitario.Il microchip Rfid e' presente in un tesserino e tutti i movimenti dell'utlilizzatore vengono registrati 24 ore su 24 senza che l'utente possa salvaguardare la propria privacy. Tuttavia vengono a volte usati trucchetti per bloccare il microchip Rfid. Pertanto potrebbe essere adottato in una fase successiva il microchip sottocutaneo come soluzione al fatto che il microchip attuale venga bloccato tramite trucchetti.

    Segue l'articolo di Pino Nicotri che spiega nel dettaglio il nuovo sistema di controllo degno del miglior Orwell.

    Orwell in Vaticano: Stato senza privacy, controllo totale della Gendarmeria

    ROMA - Di recente, nella palazzina della Gendarmeria hanno costruito quattro nuove celle, come se, dopo il “corvo” Paolo Gabriele, in gabbia debbano finirci altri suoi complici. Vale la pena rivelare, in una indagine che per vari motivi è destinata al binario morto, l’uso della tecnologia più avanzata per seguire in tempo reale tutti gli spostamenti del maggiordomo del papa, e non solo i suoi, dentro e fuori il Vaticano. Dove, dal 2007 è in vigore un sistema di controllo molto capillare su chi ci vive, su chi ci lavora e su chiunque ci entri per qualunque altro motivo.

    Un sistema di controllo degno di Orwell. La faccenda è molto poco nota, ma merita un approfondimento. Ai tempi di papa Wojtyla il cardinale Edmund Kasimir Szoka, allora presidente del Governatorato, introdusse nuove norme per la circolazione all’interno del Vaticano. Norme che vietavano a qualsiasi veicolo l’attraversamento dello Stato. Per esempio, se si voleva andare dalla sede dell’Osservatore Romano alle Comunicazioni Sociali non si poteva più farlo percorrendo il territorio vaticano, ma si doveva uscire dal minuscolo Stato passando per Porta Sant’Anna e rientrando per l’ingresso del Perugino dal lato della Porta Cavalleggeri. La misura venne presa perché durante la sua ora quotidiana di jogging il cardinale Szoka aveva rischiato di essere investito da un’auto.

    Il provvedimento, però, irritò molto l’allora cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, tanto che con un gruppo di monsignori e vari dipendenti un giorno forzò il blocco sfidando i gendarmi. Da qual giorno i due cardinali cominciarono a odiarsi (ammesso che non si odiassero già prima…). Indispettito, Szoka alzò la posta decidendo di mettere il naso nella sicurezza del piccolo Stato: diede infatti l’incarico alla Gendarmeria di preparare uno studio che riguardasse un sistema di sicurezza e di controllo globale di tutte le persone che si trovassero a qualsiasi titolo in territorio vaticano. Un’altra bella soddisfazione per la Gendarmeria, tornata a chiamarsi così dopo che Paolo VI aveva deciso di ribattezzarla con il nome di Vigilanza Vaticana.

    Lo studio, però, si incagliò sui banchi di sabbia della Segreteria di Stato. Usciti di scena prima Szoka e poi Sodano, il progetto venne rispolverato dal cardinal Tarcisio Bertone, con l’appoggio di papa Ratzinger, e dal nuovo comandante della Gendarmeria Domenico Giani, ex ufficiale della Finanza e dotato di ottimi contatti con vari servizi segreti, quanto meno italiani. La messa a punto del progetto ha comportato l’assunzione nel 2007 di 30 nuovi gendarmi, sottoposti ad un addestramento massacrante di tipo militare presso le strutture dei nostri carabinieri. I gendarmi vengono fatti marciare quotidianamente nelle strade del piccolo Stato in tenuta da combattimento e antisommossa, con in bella mostra pistole di grosso calibro da guerra.

    Vengono inoltre addestrati periodicamente al poligono di tiro e frequentano vari corsi. Compreso quello di una settimana per imparare ad ammanettare a regola d’arte un uomo anche nelle condizioni più sfavorevoli. I nuovi gendarmi sono obbligati a risiedere per due anni nella caserma della Gendarmeria in Vaticano e possono usufruire solo di licenze brevi. Inoltre quando non sono in servizio non possono vestire in borghese, ma devono indossare una T-shirt blu con il simbolo molto appariscente della Gendarmeria. Dal 1 luglio 2007 tutti coloro che entrano in Vaticano sono muniti di un tesserino contenente un RFID (Radio Frequency Identification), cioè un microchip che riceve e invia informazioni a un elaboratore centrale che potrà facilmente incrociare i dati.

    Per i dipendenti vaticani il tesserino serve come tessera di riconoscimento, tessera annonaria, tessera carburante, bancomat IOR e infine anche come libretto sanitario. Poiché in Vaticano non esiste nessuna norma sulla privacy, né alcuna legge che tutela i lavoratori dal controllo del datore di lavoro, l’incrocio dei dati consente per esempio di sapere che cosa compra un dipendente al supermercato, quanto spende, cosa ha acquistato e con quale frequenza in farmacia e nei magazzini del Governatorato. Il microchip del tesserino permette però anche di controllare se si esce dal Vaticano per andare al bar o altrove. Tutti i movimenti all’interno dello Stato sono ossessivamente registrati e controllati.

    Si potrà sapere con chi ci si è incontrati, dove e per quanto tempo. Questo controllo vale per tutti, cardinali e vescovi compresi. E naturalmente è valso anche per Paolo Gabriele. Da notare che il tesserino col microchip non è concesso e gestito dai vari dicasteri (APSA, FAS, IOR ecc.), come i vecchi tesserini, ma unicamente dalla Gendarmeria. Inoltre, poiché non esiste una legge sulla privacy, non esiste il diritto di sapere dove sono depositati i dati delle singole persone, chi li tratta, per quanto tempo saranno conservati, a chi saranno eventualmente ceduti, ecc. Nessuno potrà essere tutelato dall’eventuale sfruttamento di questi dati anche per controllare l’attività lavorativa.

    Infine, attraverso le nuove tecnologie, come i rilevamenti satellitari e le reti di rilevamento terrestri, si può essere seguiti passo passo in tutto il mondo. A onor del vero molti hanno già imparato i vari trucchi per bloccare il microchip, il più semplice dei quali è lasciarlo fermo in qualche posto oppure schermarlo con apposite buste come quelle usate per proteggere le pellicole dai controlli aeroportuali. Se, però, il microchip resta fermo a lungo o sparisce, la Gendarmeria si insospettisce. Il che è pericoloso. In Vaticano infatti non vale la norma basilare accettata da tutti gli Stati moderni, in base alla quale nessuno può essere accusato di un reato se non in virtù della legge.

    Si può essere arrestati o licenziati senza sapere perché, non in base ad una norma precisa. Per esempio, si può essere licenziati in virtù del fatto che la Gendarmeria o la Segreteria di Stato ritengono che non è stato fatto un uso corretto del tesserino. Qualsiasi indagine giudiziaria, compresa quella su Paolo Gabriele, avviene senza le garanzie di legge esistenti in Italia, ma in base a regole del 1889 e i dati ricavati dal microchip RFID del tesserino possono essere utilizzati in modo arbitrario. “Ma tutto questo è un colpo di Stato strisciante!”, ha reclamato nel 2007 più di un prelato e qualche dipendente. Tutto inutile. La orwellizzazione della cosiddetta Santa Sede è andata avanti lo stesso. Ne ha fatto le spese in modo clamoroso il maggiordomo del papa. Ma non è affatto detto che prima di lui non ne abbiano fatte le spese in modo silenzioso altri.

    fonte

    BBC: "Codice a barre alla nascita per tutti"

    mercoledì 27 giugno 2012



    di Laura Caselli per l'alternativa italia
    La scrittrice americana Elizabeth Moon ha recentemente affermato che ognuno dovrebbe avere una sorta di codice a barre identificativo o un chip impiantato. Secondo lei, questo sarebbe un modo semplice ed economico per identificare le persone.
    Se fossi imperatrice dell'Universo, insisterei affinchè ogni individuo abbia un numero identificativo univoco permanentemente collegato, come un codice a barre o un microchip.
    Questa è la sua frase d'esordio al programma radio "60 Second Idea", che ritroviamo anche nell'articolo apparso ieri sul sito della BBC.
    Dovrebbe venire impresso o impiantato a tutti al momento della nascita. Punti lo scanner contro qualcuno e il gioco è fatto.
    Ma per quale motivo dovremmo avere un codice identificativo?
    La scrittrice tira in ballo i soldati; in guerra, il codice a barre permetterebbe di distinguere più facilmente tra gli obiettivi legittimi e i civili innocenti. Il chip, quindi, servirebbe ad evitare l'uccisione di innocenti...
    Il desiderio di Elizabeth Moon mi ha riportato alla mente il progetto del Pentagono di cui ho parlato la settimana scorsa: "Microchip per monitorare la salute dei soldati".
    Ultimamente sembra che si stia spingendo parecchio l'opinione pubblica affinchè venga accettato l'utilizzo del microchip sottocutaneo:

    Questo prevenirebbe errori di identificazioni e, dunque, morti di civili innocenti[Elizabeth Moon];
    Poter individuare in tempo reale i soggetti più a rischio, intervenendo rapidamente con cure e terapie rappresenterebbe un vantaggio non da poco...[DARPA - agenzia per la ricerca scientifica del Pentagono].
    Il progetto delle forze armate americane di impiantare dispositivi medici nei soldati, li rende più duri a morire per malattie.[da "Super-soldati" combattono le sindomi con impianti bionici - di Kate Knibbs]
    Fortunatamente nel programma radio della BBC qualcuno è in disaccordo con il pensiero della Moon: "Sinceramente la cosa mi terrorizza. Non potrebbe diventare una sorta di sistema di controllo? Il sol pensiero mi fa accapponare la pelle... Questa storia fa molto Minority Report!"

    fonte

    MICROCHIP RFID NEI PASSAPORTI DEGLI ITALIANI

    lunedì 25 giugno 2012


    Actalis, società del gruppo Aruba specializzata nella realizzazione e gestione di servizi e soluzioni di sicurezza on-line, si è aggiudicata la gara annuale, indetta da Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, per la fornitura di un milione di microchip da integrare in documenti elettronici contactless, basati su tecnologia Rfid.

    All’interno dei microchip saranno memorizzate le informazioni personali dell’intestatario del documento, i dati relativi all’utilizzo del passaporto e la firma digitale dell’autorità che lo ha rilasciato, incrementando così il livello di sicurezza del documento e riducendo il rischio di contraffazione.

    Il sistema Rfid consente, inoltre, l’identificazione e la lettura delle informazioni memorizzate sul chip senza la necessità di alcun contatto, attraverso l’utilizzo di appositi lettori.

    La tecnologia offerta da Actalis è conforme alle norme internazionali che stabiliscono gli standard di qualità per i microchip impiegati nei passaporti elettronici.

    Giorgio Girelli, direttore generale di Actalis, ha commentato con entusiasmo il conseguimento del contratto di fornitura. “Siamo molto soddisfatti di aver ottenuto questo incarico… è la dimostrazione di quanto siano valide ed affidabili le soluzioni che proponiamo al mercato”.(fonte)


    Passaporti elettronici, Actalis vince la gara del Poligrafico

    L’azienda del gruppo Aruba si aggiudica la commessa annuale per la fornitura di un milione di microchip per la realizzazione di documenti elettronici contactless basati su tecnologia Rfid

    Un milione di passaporti elettronici. Questa la commessa affidata ad Actalis, società del Gruppo Aruba specializzata in servizi e soluzioni per la sicurezza online e firma digitale, che ha vinto la gara indetta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per la fornitura di microchip per la realizzazione di un milione di passaporti elettronici. L’affidamento della commessa durerà 12 mesi.

    All’interno degli inlay per microchip saranno memorizzate, in forma digitale, le informazioni sull’intestatario del documento, ma anche i dati relativi all’utilizzo del passaporto e la firma digitale dell’autorità che lo ha rilasciato, conferendo così un elevato livello di sicurezza e riducendone il rischio di contraffazione.

    La tecnologia fornita da Actalis è conforme alle norme Iso 14443 e Iso 10373-6 e alle specifiche Icao (International Civil Aviation Organization) che definiscono gli standard di qualità dei microchip “contactless” per i passaporti elettronici, riconosciute a livello mondiale. Il sistema RFId consente di identificare le informazioni memorizzate all’interno del microchip in modo automatico grazie all’utilizzo di appositi lettori, in grado di agire a distanza.

    Giorgio Girelli, direttore generale di Actalis, ha dichiarato: “Siamo molto soddisfatti di aver ottenuto questo incarico: sapere che i passaporti elettronici dei cittadini Italiani saranno realizzati con le nostre tecnologie ci rende estremamente orgogliosi. La nostra crescita continua nell’ambito delle tematiche della “Digital Identity” è la dimostrazione di quanto siano valide ed affidabili le soluzioni che proponiamo al mercato, da oggi a servizio anche dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato”.(fonte)

    Articolo segnalato dal nostro grande amico Footam ed impaginato da Stampa Libera.

    MICROCHIP RFID NEI PASSAPORTI DEGLI ITALIANI : ACTALIS SI AGGIUDICA LA GARA D'APPALTO.

    giovedì 21 giugno 2012


    Actalis, società del gruppo Aruba specializzata nella realizzazione e gestione di servizi e soluzioni di sicurezza on-line, si è aggiudicata la gara annuale, indetta da Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, per la fornitura di un milione di microchip da integrare in documenti elettronici contactless, basati su tecnologia Rfid.

    All’interno dei microchip saranno memorizzate le informazioni personali dell’intestatario del documento, i dati relativi all’utilizzo del passaporto e la firma digitale dell’autorità che lo ha rilasciato, incrementando così il livello di sicurezza del documento e riducendo il rischio di contraffazione.

    Il sistema Rfid consente, inoltre, l’identificazione e la lettura delle informazioni memorizzate sul chip senza la necessità di alcun contatto, attraverso l’utilizzo di appositi lettori.

    La tecnologia offerta da Actalis è conforme alle norme internazionali che stabiliscono gli standard di qualità per i microchip impiegati nei passaporti elettronici.

    Giorgio Girelli, direttore generale di Actalis, ha commentato con entusiasmo il conseguimento del contratto di fornitura. “Siamo molto soddisfatti di aver ottenuto questo incarico… è la dimostrazione di quanto siano valide ed affidabili le soluzioni che proponiamo al mercato”.

    FONTE

    MICROCHIP RFID PER GLI STUDENTI DEL TEXAS: LO PORTERANNO AL COLLO E I LORO MOVIMENTI SARANNO MONITORATI E TRACCIATI!

    venerdì 15 giugno 2012

    A SCUOLA CON L'RFID.NO,NON E' UN TITOLO DI UN FILM MA QUANTO REALMENTE ACCADE IN DUE ISTITUTI DEL TEXAS.AL MOMENTO IL PROGETTO E' IN UNA FASE EMBRIONALE E RIGUARDA SOLO 6000 STUDENTI MA SE DARA' SODDISFAZIONI(E LE DARA') STATE CERTI CHE VERRA' APPLICATO AGLI OLTRE 100.000 STUDENTI DEL TEXAS,CHE CON IL LORO MICROCHIP RFID AL COLLO SARANNO MONITORATI AD OGNI ISTANTE E AD OGNI PASSO..ALLA FACCIA DELLA PRIVACY E DELLA LIBERTA' PERSONE(CHE ORAMAI E' UN OPTIONAL!).

      di Free Italy
    Su la "Repubblica" ci hanno persino scherzato con quel simpatico titolone "Presente? Sì, la scuola ti tagga",ma non c'è nulla da ridere su una notizia del genere. In parte mi fa piacere che un giornale così seguito ne abbia parlato,almeno nessun lettore potrà bollare la notizia come complottista. Comunque la notizia è grave e avvicina sempre di più il momento dell'applicazione del microchip a tutta la popolazione americana,eppoi chissà..

    MICROCHIP RFID AL COLLO DEGLI STUDENTI DEL TEXAS 

    Il Texas è sempre stato uno stato all'avanguardia in tutti i sensi. Questa volta i bravi texani hanno pensato che sia estremamente utile l'applicazione di un microchip Rfid al collo degli studenti per poterli monitorare,o se preferite spiare...
    Studenti texani non avete scampo!Basta con le alzate di mano per segnalare la vostra presenza. Basta con le assenze ingiustificate. Basta con le scappatelle adolescenziali."Utilizzando le radiofrequenze RFID, grazie a un microchip dotato di antenna (detto tag) nelle scuole sarà possibile monitorare l'ingresso e gli spostamenti degli allievi all'interno della scuola".
    Sia chiaro si tratta di un progetto sperimentale in stato,come dire,embrionale ma pur sempre sconcertante.Perchè come sapete il microchip Rfid riesce a localizzare la posizione di una persona e dunque applicarlo al collo dei propri studenti dà ai dirigenti scolastici la possibilità di sapere sempre dove sono i ragazzi all'interno dell'istituto. Uno strumento utilissimo per contrastare il fenomeno dell'assenteismo, ma non certo per curare le ragioni di quell'assenteismo..Perchè se un ragazzo non va a scuola ci sono dei motivi di base e applicargli un chip al collo non è certa la soluzione migliore.Anzi non è proprio una soluzione. La pensa allo stesso modo la comunità texana,che infatti si è dimostrata perplessa e preoccupata.

    Addio appello.Addio registro scolastico. Ora c'è l'Rfid e il monitor collegato al microchip..In questo eclatante progetto basterà buttare l'occhio su un monitor per sapere se uno studente è a scuola e in che parte precisa dell'istituto si trova!
    Siamo certi che questo aumenti la sicurezza dei ragazzi,o viceversa li rende ancora di più insicuri?
    Il progetto come dicevamo all'inizio,riguarderà per ora solo due istituti,la John Jay High School e la Anson Jones Middle School, e oltre 6000 studenti. Come si legge su Repubblica,infatti,riguarderà anche tutti gli allievi con disabilità del distretto. Anche gli studenti disabili,avete capito bene!
    Ma non finisce qua. Se tutto andrà bene (e pensiamo purtroppo di sì) il programma verrà esteso a tutti gli istituti della Contea di Bexar, che vanta 112 scuole e oltre 100.000 studenti. Dovete sapere cari lettori di Free Italy che questo programma per bocca degli stessi ideatori aumenterà anche i fondi statali,perchè lo stato americano come quello inglese (per citarne solo un altro) finanzia i progetti con l'Rfid. Ma state tranquilli succede anche in Italia e in ogni parte del mondo..E magari un giorno non molto lontano anche i nostri ragazzi verranno chippati con l'Rfid a scuola. Succederà se non facciamo qualcosa per fermare questo progetto di controllo globale.
    Non è mettendo un chip a uno studente che si risolve il problema dell'assenteismo. Non è obbligandolo ad assistere a una lezione che migliorerete il suo rendimento scolastico. E allora a che serve l'Rfid? A contrallare i tuoi ragazzi e a farci abituare al controllo..

    Chi volesse visiti la sezione dedicata al Microchip Rfid per eventuali approfondimenti.

    Free Italy

    Mente bionica, chip in testa per creare il supercervello

    lunedì 4 giugno 2012

    Dagli Usa il chip nella testa per disabili che poi verra' esteso anche ai cittadini normodotati per sviluppare qualita' e tecniche difficilmente conquistabili.
    Mente bionica, chip in testa per creare il supercervello



    Sistemi informatici che permettono ai ciechi di vedere, protesi cibernetiche per far camminare i disabili. La medicina hi-tech trasforma sempre più l'uomo in una macchina. E avvicina la realtà alla fantascienza. Impiantato nel cranio un software può ridare la parola ai pazienti che l'hanno persa. E gli scienziati già si domandano se finiremo tutti teleguidati come in Johnny Mnemonic


    di Angelo Aquaro per Repubblica



    NEW YORK - E adesso chi ce lo toglierà più dalla testa? Una volta che l'impianto sarà lì bello e piazzato, più o meno gentilmente infilato sotto pelle, giusto un pelino sotto, tra la calotta e il cervello vero e proprio: chi ce lo potrà più togliere dalla testa? No, inutile ritirare fuori i soliti incubi da fantascienza. Il professor Frank Guenther, per esempio, capo del dipartimento Cognitive and Neural Systems dell'Università di Boston, ha poco da spartire col Keanu Reeves di Johnny Mnemonic. Eppure il professore ha fatto nella realtà quello che il film tratto dal romanzo di William Gibson immaginava: ha aperto il cervello di un tizio e ci ha infilato dentro una simpatica macchinetta. L'apparecchio serve a trasformare in linguaggio i pensieri del volontario: impossibilitato a parlare dopo un incidente terribile.

    L'operazione funziona così. Questa specie di elettrodo viene piazzato sotto la calotta, al confine della zona della corteccia cerebrale predisposta al linguaggio. L'apparecchio rivela gli impulsi del cervello e li trasferisce via radio (e già: in modulazione di frequenza, come viaggiano le canzoni e le news) a un microcomputer esterno che trasforma l'ordine in un programma di sintesi vocale, tipo quelli usati negli ultimi iPhone. Risultato: il paziente che non poteva parlare adesso parla. Tempo rilevato tra la trasmissione degli impulsi e l'ascolto della voce elettronica: 50 millisecondi. Cioè lo stesso tempo medio che tutti noi impieghiamo a trasferire i nostri pensieri alla bocca: anche se non sempre diamo l'impressione che il cervello sia collegato.

    Chiamatela mente bionica. Chiamatelo l'upgrade del cervello. Chiamatelo braintech. Chiamatelo come volete: ma soprattutto preparatevi a fare i conti con questo connubio tra uomo e macchina. L'incubo di ieri è già il sogno di oggi. Intendiamoci: per adesso i primi a usufruirne sono giustamente i malati. Come quella signora sessantenne, paralizzata da 15 anni, che l'altro giorno è riuscita a muovere col pensiero gli oggetti: riuscendo a versarsi una tazza di caffè. Telecinesi? Macché: nulla a che fare con le potenze extrasensoriali inutilmente evocate dal povero Massimo Troisi in quell'esilarante scena di Ricomincio da tre. Qui il miracolo si chiama BrainGate: che è il nome appunto di un neuroimpianto sviluppato tra gli altri da Leigh Hochberg, neuroingegnere della Brown University, Rhode Island. Ma che cosa succederà quando invece di aiutare i malati e gli incidentati a superare gap fino a ieri insormontabili, queste tecniche finiranno invece per portare un diretto vantaggio su tutti gli altri?

    È proprio quello che Daniel Wilson, l'autore di Robopocalypse, immagina in un articolo sul Wall Street Journal, alla vigilia dell'uscita del suo attesissimo Amped. Il termine sta appunto a indicare gli "amplificati": quelli cioè con le capacità cerebrali amplificate dalle tecniche che fino a ieri sembravano solo fantascienza. Volete un esempio diretto? Dalla testa ai piedi: pensate al caso di Oscar Pistorius. Le superprotesi permettono al coraggiosissimo campione sudafricano di correre, puntando perfino alle Olimpiadi, malgrado l'amputazione a tutt'e due le gambe: ma dal superamento del gap al vantaggio sugli altri - le protesi non cederebbero mai, per esempio, per fatica - il passo è, manco a dirlo, velocissimo.

    I neuroimpianti, del resto, potranno presto essere impiegati anche per aiutare a sviluppare tra i cosiddetti normodotati qualità e tecniche oggi conquistabili solo a fatica. L'elettrodo che ci sveglia quando l'attenzione cala. L'elettrodo che sviluppa udito e vista. O quello che favorisce le sinapsi e quindi ci aiuta a leggere più velocemente il mondo. Basterà un impianto a renderci dunque più intelligenti? E saremo costretti a denunciare o no di essere portatori di questi "bypass del cervello"? Dovremo fare domanda a qualche autorità (più o meno) etica per essere sottoposti a impianto? Ecco: tutte domande che nessuno, da questo momento in poi, riuscirà più a toglierci dalla testa. Almeno fino alla prossima operazione.

    http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/06/04/news/un_chip_nella_testa_e_la_tecnologia_cre_il_supercervello-36500088/


    A riguardo l'Apocalisse di Giovanni e' chiara (capitolo 13 vers. 16) :


    ''Inoltre faceva sì che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla loro mano destra o sulla loro fronte''


    Le autorità di Parigi autorizzano il chip rfid all'asilo in bimbi di tre anni

    giovedì 26 aprile 2012


    DOPO CANI E GATTI

    Cassonetti della spazzatura, libri, bestiame, vestiti e passaporti, i chip Rfid (identificazione a radio frequenza) equipaggeranno i bambini di un asilo parigino. «La sperimentazione punta a incrementare la sicurezza dei piccoli – dice Patrick Givanovitch, a capo dell’azienda Lyberta -; installeremo in tutti i locali dei rilevatori e, grazie al chip inserito in una maglia, gli uomini del controllo video sapranno in ogni istante dove si trova un bambino, e soprattutto se è entrato o uscito dall’asilo. In caso di uscita imprevista, un sms partirà automaticamente per avvisare i genitori e la direzione dell’istituto».

    PRO E CONTRO

    L’idea di dotare di chip elettronici dei bambini di tre anni sembra rispondere alle esigenze del momento: ridurre i costi del personale di sorveglianza, placare la fame di sicurezza di genitori e cittadini in generale, in Francia già cavalcata con alterne fortune dal presidente Sarkozy. Ma è una buona idea? «Chiudere i bambini in una gabbia virtuale alimenterà le paura e il senso di essere perennemente in pericolo, rischio peraltro inesistente», ha detto al Parisien Dominique Ratia-Armengol, presidente dell’associazione francese degli psicologi infantili -. L’uso dei chip punta a ridurre la presenza degli educatori, che invece sono fondamentali per la crescita dei bambini». Se, nonostante le polemiche, il progetto parigino sarà confermato, sarà la prima volta che questa tecnologia viene utilizzata in Europa.

    DEBUTTO NEGLI STATI UNITI

    Negli Stati Uniti il sistema ha fatto il suo debutto qualche settimana fa in una scuola materna di Richmond, California: il chip è inserito in una casacca da allenamento di basket portata da ogni bambino, il costo annuale è di 50 mila dollari ma si stima un risparmio di 3000 ore di lavoro dei dipendenti della scuola, che per adesso sono soddisfatti: «Non devo più passare il mio tempo a riempire il registro con gli orari di ingresso e di uscita di ogni bambino – ha commentato a fine agosto l’insegnante Simone Beauford -.Io sono favorevole, meno burocrazia e più insegnamento».

    I militanti che si battono per la tutela delle libertà civili sono invece molto preoccupati. «Non ci sono garanzie sulla reale sicurezza di questa tecnologia, i dati sui movimenti dei bambini possono essere letti dagli insegnanti ma anche da chiunque altro a distanza di centinaia di metri – ha dichiarato Nicole Ozer, docente alla Aclu della Northern California -. L’ossessione di risparmiare sui costi e di aumentare la sicurezza potrebbe invece ridurla».

    Fonte originale: corriere.it / Autore: Stefano Montefiori


    RFID 4 FASHION:A PARMA SI PARLERA' DI TECNOLOGIE E BEST PRACTICES NELLA MODA

    mercoledì 21 marzo 2012

    LA TECNOLOGIA RFID E' COSI' DIFFUSA CHE TOCCA OGNI AMBITO ANCHE QUELLO CHE NON TI ASPETTI.ECCOCI QUI A PARLARE DELLE APPLICAZIONI RFID NELLA MODA DI CUI SI DISCUTERA' IN UNA CONFERENZA A PARMA IL 29 MARZO DAVANTI A UN PUBBLICO DELLE GRANDI OCCASIONI:GUCCI,BENETTON,DOLCE E GABBANA PER CITARNE ALCUNI..APRITE GLI OCCHI MI RACCOMANDO!

    Il 29 Marzo 2012 alle ore 10:00, nell’ambito del salone Mecspe, RFID Lab – Università degli Studi di Parma - dedicherà agli operatori della filiera della moda e del tessile e abbigliamento il convegno “RFID 4 fashion”, per dare loro la possibilità di conoscere e analizzare le principali best practices e aggiornarsi sulle prestazioni ottenibili oggi grazie alla tecnologia RFID.
    In quell’occasione, verranno presentati i primi risultati della sperimentazione RFID 4 fashion certified e consegnati i certificati alle aziende che hanno partecipato al progetto. L’evento, infatti, attinge best practices e metodologie che vengono dal progetto “RFID 4 Fashion certified”, iniziativa voluto dal Board of Advisors Fashion di RFID Lab, un gruppo di primarie aziende del settore fashion ed apparel in generale (tra cui Aeffe, Branded Apparel Italia, Benetton, Diffusione Tessile, Dolce & Gabbana Industria S.P.A. (con i suoi partner logistici DHL e TNT), Gucci, Imax, Luisa Spagnoli, Max Mara Fashion Group, Miroglio Fashion, Norbert Dentressangle e Zucchi) allo scopo di valutare quantitativamente le prestazioni ottenibili da device RFID progettati per utilizzo in ambito fashion e certificarne le prestazioni ottenute nello stesso contesto. In particolare, le attività di ricerca del progetto consistono in una misurazione e in un’analisi delle performance di ciascun device, valutate in base a test descritti in un dettagliato protocollo di prova, e rappresentativi di scenari relativi sia a processi logistici, sia a processi di punto vendita dell’ambito fashion.
    Prestigiose figure accademiche internazionali come Justin Putton, Bill Hardgrave rispettivamente dalla University of Arkansas e della University of Auburn interverranno portando la testimonianza delle ultime attività di ricerca in ambito RFID. Il convegno sarà aperto da un keynote speech tenuto da un importante esponente del retailing.

    Fonte

    Per approfondire il tema del microchip Rfid visitate la sezione dedicata(link qui).
    Per sapere di più sui piani del Nwo e su come (e perchè) vogliono imporci il microchip leggi qui.
    Microchip Rfid obbligatorio agli americani dal 2013:l'ennesima conferma.Leggi qui.

    IL GOVERNO INGLESE COFINANZIA L'RFID


    Il governo inglese ha sovvenzionato 1.2mln di euro, attraveso l'università di Warwick, un progetto pilota di Land Rover, l'ex divisione inglese della "Ford Motor Co", per testare la tecnologia RFiD al fine di monitorare il flusso di pallet di materiali di assemblaggio per la catena di produzione dello stabilimento di Solihull nel West Midlands.

    Obiettivo del progetto è rendere più snella e meno dispersiva la catena logistica in quanto Land Rover, attraverso studi sui tempi di fermo e ricerca materiale, ha stimato che circa il 10% dei pallet circolanti tra fornitori e stabilimenti viene smarrito o mal collocato e questo comporta una perdita di 2.4mln di euro all'anno in costi di ricerca o duplicazione di ordini al fine di non stoppare la produzione.

    Il partner tecnologico suggerito dalla stessa Università di Warwick è Savi Technologies, che attraverso la sua soluzione attiva a 433 MHz, fornisce il prodotto ideale per monitorare casse e pallet stipati in grandi aree e spesso contenenti grandi quantità di metallo.

    Il pilota ha necessitato tre anni di gestazione per poter essere pronto all'avvio, tempo necessario per testare l'HW RFiD, per creare la piattaforma software per gestire le transazioni di materiali e per convincere ed addestrare i 22 maggiori fornitori e 308 terzisti che gravitano nel sistema Land Rover.

    L'impianto scelto è un impianto che ha un elevato volume di produzione (produce infatti i veicoli Range Rover, Range Rover Sport, Discovery e Defender per un totale di 200.000 veicoli l'anno), tale scelta è stata fatta al fine di valutare il sistema sotto stress e valutare la reale efficacia in termini di ROI. Infatti in un impianto di dimensioni minori, i problemi logistici sono più bassi e l'efficenza gestionale più elevata, in quel caso il ROI sarebbe giunto più lentamente, inoltre non si sarebbero potuti valutare i reali impatti sul sistema macroeconomico dell'area.

    Negli ultimi anni, molte case automobilistiche, proprio per l'innalzamento dei costi di gestione dettati dall'impossibilità di controllare gli sprechi, hanno dismesso impianti che non mantenevano un'efficenza gestionale tale da giustificarne la crescita, concentrandosi su un numero maggiore di stabilimenti più piccoli e maggiormente specializzato (una o due linee di veicoli) così da poter gestire gli stabilimenti con efficenza gestionale maggiore anche se con efficienza globale più bassa (sopratutto quando il mercato di un veicolo è in crisi), quindi con minori sprechi ma con lavoro più discontinuo. Questo stato di cose, ovviamente non permette una gestione continuativa del lavoro, incidendo sia sul mercato del lavoro dipendente (precarietà), sia sul sistema macroeconomico di rapporti tra fornitori ed azienda madre (più fornitori più piccoli, dislocati in zona, con le loro inefficenze e con prezzi mediamente più alti per le instabilità del mercato).

    Il pilota Land Rover invece dimostra come in un sistema tecnologicamente avanzato e con l'adeguata piattaforma di scambio dei dati è possibile ridurre enormemente gli sprechi, aumentando notevolmente l'efficenza gestionale dello stabilimento, permettendo quindi il mantenimento di più linee di produzione, stabilimenti più grandi e meno costosi, che permettono una migliore ricollocazione del personale tra linee diverse e nuove riducendo il numero di precari necessari come polmone produttivo, rapporti con fornitori più grandi, più stabili e quindi più economici, nonchè la centralizzazione della distribuzione dei veicoli in quanto prodotti sempre nello stesso stabilimento, abbassando i costi di logistica out-process.

    Il progetto ha previsto l'installazione dei rilevatori RFiD nelle baie di carico/scarico merci dello stabilimento principale e nelle aree di spedizione/arrivo dei 22 maggiori fornitori. Attraverso la piattaforma software, all'atto della spedizione da parte di un fornitore, lo stabilimento di Land Rover viene avvisato di quando e cosa arriverà, potendo quindi preallocare risorse e spazi per la merce in arrivo. Inoltre il sistema dispone di una serie di alert che entrano in azione in caso di errata collocazione del materiale o nel caso non arrivi a destinazione nei tempi o nei luoghi previsti.

    Ovviamente, i transponder e le relative casse, vengono poi reinstradati dopo l'uso ai fornitori, che così chiudono il cerchio logistico.

    Tra i vantaggi inattesi, c'è anche quello ecologico, in quanto si è determinato che l'efficenza della catena logistica, ha ridotto del 4% i consumi di carburante sia interno allo stabilimento, che tra distributori/fornitori.

    Il prossimo passo del progetto, sarà il suo consolidamento nelle altre realtà Land Rover, oltre che evolvere nel neo proprietario Tata Motors.

    Fonte:http://www.rfiditalia.eu/index.php/casehistory

    ECCO COME SONO LEGATI MICROCHIP,APOCALISSE E NUOVO ORDINE MONDIALE. (VIDEO)

    L'avvento della Nanotecnologia invasiva , la rilettura di una Profezia datata 2000 anni fa, la scoperta di un' Agenda di cui potremmo far tutti parte.....
    Il testo è stato scritto due anni fa, ben prima dell'esplosione della crisi finanziaria internazionale.



    Nuovo Ordine Mondiale 10 uomini comandano il mondo?










    OBAMA:MICROCHIP RFID OBBLIGATORIO PER TUTTI I CITTADINI AMERICANI DAL 2013 SE VERRO' RIELETTO

    martedì 20 marzo 2012



    Premessa
    Se verrà confermato alla Casa Bianca nelle presidenziali del prossimo 6 novembre, Obama ha chiarito che renderà obbligatorio nel corso del 2013 l'inserimento del microchip sottocutaneo in tutta la popolazione americana. L’obiettivo è di creare un registro nazionale di identificazione che permetterà di “seguire meglio i pazienti avendo a disposizione tutte le informazioni relative alla loro salute”. Il nuovo progetto relativo alla salute (HR 3200) è stato adottato recentemente dal Congresso e alla pagina 1001, contiene l’indispensabile necessità per tutti i cittadini che usufruiscono del sistema sanitario di essere identificati con un microchip, il cui prototipo definitivo è allo studio della FDA (Food and Drug Administration) dal 2004.

    Un passo indietro
    Né George Orwell, né Aldous Huxley nelle loro distopie si erano spinti così lontano da poter prevedere l’avvento di una popolazione controllata da microchip sottocutanei. 1984 e Il Mondo Nuovo ci hanno tramandato due sistemi totalitari che hanno preceduto sulla carta, con inquietante forza visionaria, innovazioni politiche che ci hanno reso progressivamente sempre più “trasparenti” e schiavi di fronte all’ingerenza statale.

    Già nel 1932 Huxley era arrivato a prevedere addirittura un sistema in cui gli abitanti sono concepiti e prodotti industrialmente in provetta. Sotto il mito del progresso i cittadini vengono condizionati fin dall’infanzia con tecnologia e droghe e da adulti si ritrovano ad occupare ruoli sociali prestabiliti dalla nascita. La rinuncia a ogni emozione, privacy, libero arbitrio che contraddistingue il Grande Fratello di Orwell e lo stato totalitario di Huxley offrono però ancora in minima parte una via di fuga, di reazione anarchica alla violenza livellatrice dello Stato. In 1984 il protagonista Winston Smith può ancora provare almeno a ribellarsi, allontanandosi dai centri abitati e tramando con l’amante lontano dall’occhio onnipresente del Grande Fratello. Questo perché nel mondo immaginato da Orwell i cittadini non sono ancora totalmente “trasparenti”. Essi sono sottomessi a un controllo quasi totale ma non del tutto globale.

    La transizione sta per essere attuata ora sotto l’amministrazione democratica di Barack Obama che si avvia alla riconferma nelle Presidenziali del 2012. A dimostrazione che il Presidente americano più che un outsider della politica si è rivelato in linea con gli interessi delle lobby, che non distinguono tra democratici o repubblicani. È la Casta americana che macina provvedimenti per il proprio tornaconto e che sulla propria agenda politica ha l’ennesimo chiodo da piantare nella bara della nostra privacy.

    Microchip per tutti
    “Se posso mettere un microchip al mio cane per ritrovarlo quando scappa, perché dovrebbe essere illegale fare lo stesso con un messicano?”. La provocazione a dir poco delirante è stata lanciata dal candidato repubblicano al Congresso USA Pat Bertroche. In attesa che la proposta di siglare gli stranieri irregolari o non regolari sul territorio sbarchi anche in terra Padana, l’argomentazione ha suscitato un putiferio in America. Il pensiero è corso subito ai tatuaggi dei deportati nei campi di concentramento nazisti.

    Si sbaglierebbe chi ritenesse questo genere di proposta soltanto una provocazione estrema in materia di sicurezza. Il ricorso a microchip sottocutanei per “mappare”, controllare e, chissà, manipolare a distanza gli individui non interessa soltanto gli stranieri. Le iniziative da stato fascista globale si stanno infatti insinuando in campo medico grazie anche ai democratici. Quale metodo migliore per controllare la popolazione che dotarla di microchip come le bestie dietro motivazioni sanitarie? Violare i diritti civili di stranieri per quanto illegale desterà sempre reazioni contrastanti, anche violente perché i detrattori della proposta faranno appello a concetti quali razzismo, violenza sui più deboli, etc. Ma se si convincesse invece la popolazione della necessità dell’inserimento di chip sottocutanei in ogni membro del Paese per il proprio bene - come nel caso di vaccini forzati per contrastare fantomatiche pandemie – allora si raccoglierebbero minori resistenze. Ci verrà detto che è per il nostro Bene e molti di noi cadranno nella trappola facendosi impiantare i dispositivi sottocutanei, senza riflettere prima sulle conseguenze.

    La paura come metodo
    Per la costituzione di uno stato totalitario che ceda progressivamente il passo un nuovo ordine mondiale, il primo passo è manipolare il pensiero, le credenze delle persone, inserendo emozioni di terrore, destabilizzazione, rabbia, ansia, per poi proporre una soluzione alle paure collettive. È il sistema di azione-reazione descritto ampiamente da David Icke nei suoi saggi. Creare un sistema di paura pubblica con l’identificazione di un nemico visibile o invisibile che sia – terroristi, epidemie, crisi finanziarie - alimentare costantemente queste paure fino al parossismo bombardando le persone con immagini o notizie quotidiane di violenza, scardinando ogni sicurezza per poi costringere i cittadini ad accettare delle limitazioni alla propria privacy come ovvie misure di sicurezza. Una limitazione delle proprie libertà civili. Da qui le ben note norme contenute nel Patriot Act, l’introduzione di telecamere, bodyscanner negli aeroporti o nei luoghi ad alto rischio attacco, satelliti, intercettazioni di conversazioni telefoniche o mail private etc. Un graduale allentamento delle libertà individuali per garantire la sicurezza dal nemico che si aggira tra noi. Un insieme di limitazioni che Obama, lungi dal sopprimere come promesso in campagna elettorale, sta portando avanti seguendo le orme di George W. Bush: con la notizia della “morte” di Osama bin Laden – vera o falsa che sia – gli USA si sono visti “costretti” a incrementare gli investimenti sul fronte Sicurezza. Dal 2001 a oggi la Difesa americana ha stanziato 2 mila miliardi di dollari in programmi di antiterrorismo. Ma anche in Europa siamo mappati, marchiati, monitorati e neanche ce ne rendiamo conto. O forse ci fa comodo non rendercene conto per aggrapparci a quell’idea di sicurezza effimera che ci propinano i governanti. Alle norme di controllo globale per garantire la sicurezza – attraverso l’accrescimento delle paure collettive - si affianca un processo più strisciante che affonda i propri tentacoli in quell’apparato che dovrebbe invece garantire la salute delle persone: la sanità. L’introduzione dei microchip passerà in primis dal campo psichiatrico, dove le vittime sono da sempre le più deboli…

    I Verichip per salvarvi la vita
    La FDA (Food and Drug Administration) ha infatti concesso il permesso alla vendita dei Verichip, prodotti in Florida dalla Applied Digital Solution, e al loro impiego in campo medico. Il dispositivo, della grandezza ormai di un granello di sabbia, verrebbe inserito sotto la pelle del braccio o della mano con una siringa. Contiene un numero per l’identificazione del paziente. Il portatore del dispositivo, una volta arrivato in ospedale anche in stato incosciente, se dotato di Verichip, sarebbe in grado di trasmettere una cifra legata alla cartella personale. In questo caso il beneficio promesso sarebbe la possibilità di effettuare diagnosi più veloci e la riduzione di rischi legati a somministrazione di farmaci sbagliati qualora vi siano delle intolleranze o allergie. Per favorire l’utilizzo del Verichip negli USA la Applied Digital ha gentilmente promesso gratuitamente a più di 200 ospedali e istituti privati gli scanner per leggere i dispositivi sottocutanei. Lo scenario di orwelliana memoria assume contorni più chiari in vista della Riforma Sanitaria di Obama: se tutti possono accedere alle cure, tutti possono essere altresì curati e sottoposti a trattamenti obbligatori quali vaccini o impianti…

    I VeriChip sono già realtà
    Vi sembrano teorie fantascientifiche?

    Sappiate invece che il VeriChip è già approdato in Messico, dove la società distributrice Solusat ha già impiantato diverse migliaia di pazienti. Il dispositivo è arrivato anche in Europa. In Italia è ancora al vaglio.

    Che cosa c’entra Obama con tutto questo?
    Dietro l’estensione della riforma sanitaria a tutti i cittadini americani – che come spiego nel mio libro L’altra faccia di Obama avrà come conseguenza primaria l’arricchimento delle società di Assicurazione, non il benessere dei contribuenti - potrebbe esserci una ragione occulta, meno umanitaria del previsto.

    La legge di riforma sanitaria introdotta da Obama fa infatti riferimento all’introduzione di un dispositivo di “registro di sistema” di classe 2 che viene descritto come “un dispositivo impiantabile di transponder a radiofrequenza che sia in grado di registrare i crediti, i dati di anamnesi del paziente – standardizzati e con immagini analitiche che permettano la condivisione degli stessi in diversi ambiti – oltre a qualsiasi altro dato ritenuto opportuno dal Segretario”. Insomma, per poter avere un’anamnesi immediata di un paziente, per poter monitorare i senzatetto e i pazienti psichiatrici – e magari gli stranieri – per razionalizzare la sanità, Obama ha pensato bene di inserirlo, anche se per ora non in via obbligatoria, all’interno della riforma. All’approvazione della Food and Drug Administration la percentuale della popolazione favorevole all’impianto del dispositivo, nel 2004, salì dal 9 al 19%. E se il chip venisse promosso, consigliato o addirittura obbligatorio per accedere alle cure statali a quanto salirebbe il consenso?

    Se il Verimed nasce sul mercato civile per le sue applicazioni mediche, il Verichip più in generale può essere usato in vari campi della società, sicurezza, finanza, identificazione di emergenza, etc. Il chipping avviene in una ventina di minuti in anestesia locale. Una volta inserito sottopelle, il chip rimane invisibile a occhio nudo. Intanto una piccola quantità di energia in radiofrequenza parte dallo scanner e stimola il dispositivo inattivo che emette il numero di verifica tramite segnali in radiofrequenza. In questo modo il portatore del chip può essere sempre rintracciato, da qui l’idea di inserirlo tra i senzatetto e gli stranieri…

    Il sistema di introduzione del chip tra la popolazione di una nazione avverrà infatti con la sua applicazione medica in forma di VeriMed; una volta raccolto il consenso della maggior parte dell’opinione pubblica potrà essere reso obbligatorio come certi vaccini ed esteso ad altre applicazioni: nel caso della riconferma di Obama alla casa Bianca, sembra infatti che il chippaggio dell'intera popolazione americana avverrà obbligatoriamente nel 2013.

    Non occorre molta immaginazione per prevedere le conseguenze di tale progetto: una volta marchiati saremmo controllati da uno stato fascista globale, ben oltre l’Occhio elettronico del Grande Fratello, che poteva almeno sfuggire ad alcune zone out della società… Non bastava il controllo attraverso dispositivo GPS dei cellulari o dei navigatori satellitari, delle etichette nei vestiti, delle tracce lasciate da carte di credito, tessere fedeltà, bancomat etc. Con l’introduzione dei chip saremo sempre raggiungibili, controllati. Insomma, trasparenti.

    Verso una popolazione di “vetro”
    Se in 1984 l’azione sovversiva contro il totalitarismo era ancora possibile anche se ardua, una volta impiantato il chip il controllo sarà globale. Chi è davvero disposto a rinunciare alla propria libertà pur di vivere in una società - forse più ordinata - ma controllata in tutto e per tutto fin nell’intimità, senza possibilità di autodeterminazione, di scelta? La distopia orwelliana è forse vicina più di quanto non si pensi? Il controllo capillare e pervasivo sarebbe completo in caso di chipping di tutta la popolazione: nessuno sfuggirebbe ai Sorveglianti. Ognuno di noi sarebbe un “uomo di vetro”, trasparente, sotto costante controllo, addomesticato. Lo sguardo del Governo ci seguirebbe in ogni attimo della nostra esistenza. L’occhio elettronico del Grande Fratello accompagnerebbe costantemente ogni nostra azione grazie alle frequenze emesse dal chip. E non si può escludere che le sperimentazioni di impulsi a distanza nel campo della guerra – che vedremo più avanti - per modificare il comportamento dei soldati non vengano adottate anche nella vita quotidiana.

    La degenerazione della democrazia in totalitarismo sarebbe completa con la realizzazione di un sistema di ingerenza totale nella vita quotidiana dei cittadini: il rischio di una “gogna elettronica” avanzato dal giurista Stefano Rodotà, già presidente della Commissione scientifica dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione Europea, pende davvero sulle nostre teste? Stiamo rinunciando alle nostre libertà individuali per l’illusione di più sicurezza e controllo sulle nostre strade? Dalla videosorveglianza sulle strade, negozi, luoghi pubblici alle banche date che da carte di credito, abbonamenti tv e web registrano ogni nostro consumo, tendenza, interesse. Siamo già controllati, schedati. La ricerca e l’attuazione di un sistema di trasparenza e controllo globale sono valori o rischiano di degenerare in un incubo collettivo? Fino a che punto siamo disposti a sacrificare il diritto alla privacy per l’illusione di sentirci più sicuri?

    Una popolazione di ibridi
    Con l’aumento degli attentati veri o presunti, del terrore, di stragi o sparizioni di bambini la popolazione mondiale si sentirà obbligata ad accettare l’inserimento dei chip sottocutanei per tutelarsi dalle “atrocità” che ogni giorno si sentono in televisione o ci raccontano i giornali. Con spontaneità l’obbligo ai microchip diventerà globale e la popolazione diventerà infine simile a un gregge schedato di pecore. Chi si rifiuterà di divenire un “ibrido di intelligenza elettronica e anima” - citando il dottor Peter Zhou, creatore del microchip Angelo Digitale - verrà bollato come probabile criminale, avendo sicuramente qualcosa da nascondere. Verrà segnalato alle autorità, costretto a piegarsi o a vivere fuori dalla società.

    I VeriChip non sono gli unici dispositivi per ora sul mercato. La Motorola ha prodotto per la Mondex Smartcard dei dispositivi dotati di GPS che i Paesi dell’Unione Europea stanno pensando di adottare per la semplificazione dell’unificazione monetaria. Dall’anamnesi del paziente passiamo così alla giustificazione dell’impianto per i pagamenti! Così come il VeriChip misura 7 mm di lunghezza e 0,0775 di larghezza, contiene un transponder e una batteria a litio ricaricabile tramite la temperatura corporea. La Mondex, che ha acquisito il 51% del pacchetto azionario della Mastercard, ha speso 1,5 milioni di dollari per effettuare studi sul Biochip.

    Da queste ricerche sarebbe emerso che i posti più adatti per inserire il dispositivo sarebbero il capo sotto la fronte e nella mano destra. In questo caso la ragione ufficiale per l’impianto sarà la facilitazione del pagamento in sostituzione di denaro corrente o carta di credito, a cui si andrà ad affiancare la procedura di riconoscimento della persona e il ritrovamento di persone scomparse, siano essi bambini oppure criminali… Insomma una carta d’identità elettronica munita di GPS per essere rintracciati ovunque. Ed ecco che il Grande Fratello è realtà! Inoltre per evitare la clonazione dell’impianto o meglio l’estrazione individuale del chip, il dispositivo contiene litio che nell’ipotetico tentativo di estrazione si romperebbe creando una vescica sottocutanea e la dispersione di sostanze chimiche dannose. Oltre, ovviamente, a essere rintracciati immediatamente dai Sorveglianti…

    Manipolazione a distanza
    Tra i teorici del complotto a insistere sull’ipotesi di un progetto segreto di ricerca sul controllo mentale mediante microchip, a fianco di David Icke si schiera la meno nota dottoressa Rauni-Leena Luukanen-Kilde, ex medico finlandese nota tra gli appassionati di ufologia per i suoi saggi nel campo UFO. La Rauni Kilde sostiene che sia possibile controllare il comportamento delle persone e influenzarne a distanza le azioni medianti l’impianti di microchip nel cervello, simili a quelli che le entità aliene impianterebbero nell’encefalo degli addotti nella zona ipofisaria. Sul giornale Spekula la Rauni Kilde pubblicò un lungo articolo sugli impianti sottocutanei mettendo in guardia gli americani dal pericolo di controllo di massa imminente. Ecco alcuni stralci: “È tecnicamente possibile inserire ad ogni neonato un microchip che potrebbe servire per identificare una persona per il resto della sua vita. Simili piani sono stati discussi segretamente negli Stati Uniti, senza nessuna esposizione delle questioni relative alla privacy […] Gli esseri umani con impianti possono essere seguiti ovunque: le funzioni cerebrali possono essere monitorate a distanza da supercomputers e persino alterare mediante il cambiamento delle frequenza. Cavie di esperimenti segreti sono stati detenuti, soldati, malati di mente, bambini portatori di handicap, audiolesi, ciechi, omosessuali, donne single, anziani, scolari e qualsiasi gruppo di persone considerato marginale dalle elites di sperimentatori”. La Rauni Kilde cita come esempi di primi esperimenti i dispositivi cerebrali impiantati chirurgicamente nel 1974 nello stato dell’Ohio, ma anche in Svezia a Stoccolma: “Elettrodi cerebrali furono inseriti nei crani di bambini, nel 1946, senza che i genitori ne fossero a conoscenza. Negli anni ’50 e ’60, impianti elettrici furono usati nel tentativo di cambiare il comportamento umano e i suoi atteggiamenti. Influenzare il funzionamento del cervello umano divenne un obiettivo importante dei servizi segreti e militari”. E ancora: “Il sistema elettronico di sorveglianza della NSA può simultaneamente seguire e gestire milioni di persone. Ognuno di noi ha un’unica frequenza di risonanza bioelettrica nel cervello, proprio come abbiamo impronte digitali uniche. Con stimoli cerebrali completamente decodificati dalle frequenze elettromagnetiche, segnali elettromagnetici pulsanti possono essere inviati al cervello creando la voce desiderata ed effetti visivi, perché vengano percepiti dal soggetto prescelto. È una forma di guerra elettronica”. Stando alla teoria della Rauni Kilde sarebbe possibile non solo la costituzione di un esercito composto da cyber soldati da controllare a distanza, ma anche la manipolazione di individui normalissimi che potrebbero essere “accesi” in qualsiasi momento e indotti a credere alla realtà di impulsi elettromagnetici quali allucinazioni visive o uditive creati ad hoc. Allo stesso modo si potrebbe torturare una persona dotata di microchip causandole dolore insopportabile e piegandola alla propria volontà.

    Retroingegneria: chi copia chi?
    La persona dotata di chip può esser manipolata in molti modi. Usando frequenze diverse, si può modificare la vita emotiva di una persona creando una specie di realtà virtuale – come sembra accada anche nelle abductions - attraverso la stimolazione dell’encefalo: “La si può rendere aggressiva o letargica. La sessualità può venire influenzata artificialmente. I segnali del pensiero e le riflessioni del subconscio possono essere letti, i sogni influenzati e persino indotti, tutto senza che la persona con l’impianto lo sappia o acconsenta”. La somiglianza con i rapimenti alieni pone alcuni quesiti che approfondisco in L’altra faccia di Obama: chi copia chi? I militari terrestri hanno adottato la retroingegneria aliena piegandola ai propri obiettivi, oppure le abductions si riducono per lo più a MILABS, ovvero rapimenti da parte di militari che ricostruiscono scenari virtuali in cui sarebbero entità extraterrestri ad agire sugli addotti? Come se questo scenario non fosse abbastanza agghiacciante, ecco aggiungersi in parallelo all’irradiamento tramite impulsi elettromagnetici, i metodi chimici di controllo delle masse. E qua il pensiero corre alle misteriose scie chimiche di più recente comparsa e agli esperimenti che ufficialmente dovrebbero modificare il clima. Droghe, sostanze chimiche tossiche e gas da inalazione potrebbero essere diffusi nell’aria o negli acquedotti. Se negli USA il metodo per influenzare la popolazione a scegliere di farsi impiantare un microchip passerà molto probabilmente per la via della riforma sanitaria, in Europa i governi sembrano aver scelto la strada della moneta unica: sostituire il denaro corrente, carte di credito e bancomat con un chip. La crisi, il caos economico non sarebbero altro che scorciatoie per condurre la popolazione il più velocemente possibile verso il controllo globale. “Quando le nostre funzioni cerebrali saranno ormai connesse ai supercomputers, tramite impianti radio e microchips, sarà ormai troppo tardi per protestare. Questa minaccia può essere sconfitta solo istruendo il pubblico” ha avvisato la Rauni Kilde. E con uno scenario del genere meglio essere pronti e passare per pazzi che farsi trovare impreparati, o come diceva Karl Popper, “il prezzo della libertà è la costante vigilanza”.

    Fonte

    TECNOLOGIA RFID:INCHIESTA SULLA SUA DIFFUSIONE IN ITALIA(1°Parte)

    lunedì 19 marzo 2012

    OGGI CARI LETTORI DI FREE-ITALY.INFO PUBBLICHIAMO UN'INCHIESTA DI NOSTRA PRODUZIONE DOVE CERCHIAMO DI FARE IL PUNTO SULLA DIFFUSIONE DELLA TECNOLOGIA RFID NEL NOSTRO PAESE.NE VEDERETE DELLE BELLE:LA TECNOLOGIA RFID E' ORAMAI OVUNQUE E IL MICROCHIP E' SOLO LO SBOCCO PIU' LOGICO NEI PENSIERI DELL'ELITE.
    di Free-Italy.info 
    La tecnologia Rfid è spesso associata al tanto temuto Microchip Rfid,un apparato che nelle intenzioni dell'elite dovrebbe essere installato nel nostro organismo per aiutare la popolazione nelle questioni di natura sanitaria.Dietro ad un così nobile pensiero,purtroppo,si nasconde ben altro ovvero la schedatura di tutta la popolazione mondiale.Fatta questa doverosa premessa andremo ad analizzare ogni aspetto della tecnologia Rfid e tutti i suoi possibili impieghi.Parleremo dei progetti già portati a termine e di quelli che numerose aziende vorrebbero realizzare.Ma andiamo per gradi:iniziamo a capire meglio che cos'è questa tecnologia Rfid.

    CHE COS'E' L'RFI?COME FUNZIONA QUESTA TECNOLOGIA?
     

    "In telecomunicazioni ed elettronica l'RFID (o Radio Frequency IDentification o Identificazione a radio frequenza) è una tecnologia per l'identificazione e/o memorizzazione dati automatica di oggetti, animali o persone (AIDC Automatic Identifying and Data Capture) basata sulla capacità di memorizzazione di dati da parte di particolari dispositivi elettronici (detti tag o transponder) e sulla capacità di questi di rispondere all'"interrogazione" a distanza da parte di appositi apparati fissi o portatili chiamati per semplicità' "lettori" (in realta' sono anche scrittori) a radiofrequenza comunicando (o aggiornando) le informazioni in essi contenute. In un certo senso possono essere quindi assimilabili a sistemi di "lettura e/o scrittura" senza fili con numerosssime applicazioni."

    STORIA E DIFFUSIONE DELLA TECNOLOGIA RFID


    Molti non sanno che la storia della tecnologia RFID è davvero datata.Basti pensare che prende origine addirittura dalla Seconda Guerra Mondiale e si sviluppa con forza negli anni '60 come derivazione a scopi civili del sistema militare a radiofrequenza di Identification friend or foe(IFF),il primo programma di identificazione messo a punto dall'elite.La tecnologia Rfid ha di fatto sostituito questo programma oramai divenuto obsoleto negli anni '90 ha iniziato a diffondersi sempre più in ogni parte del mondo,trovando l'apice della sua diffusione in questi ultimi anni.Questa tecnologia ha sempre incontrato grandi favori in ambito militare.Basta pensare che i "transponder IFF inventati in Gran Bretagna nel 1939, basati su una tecnologia analoga, vennero ampiamente utilizzati dagli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale per identificare gli aerei e capire se si trattava di mezzi amici o nemici."Pensate che quegli stessi "transponder vengono impiegati ancora oggi sui velivoli, sia per scopi militari che commerciali."Già questo vi fa capire come questa tecnologia abbia avuto un impatto rivoluzionario in ambito militare.
    Il sistema IFF non fu certo l'unico antenato dell'Rfid nè fu quello che più si avvicinò a quest'incredibile tecnologia.Infatti "il primo vero predecessore della moderna tecnologia RFID è stato brevettato da Mario Cardullo nel gennaio 1973 (brevetto Usa 3.713.148): si trattava di un transponder radio passivo dotato di memoria. Questo dispositivo pioniere[...]era stato concepito per usi doganali.[...]Il brevetto-base di Cardullo comprende l'uso della radio frequenza, di onde sonore e luminose come mezzo di trasmissione. Il business plan originario, presentato agli investitori nel 1969, prevedeva l'applicazione di questi dispositivi nei seguenti settori: trasporti (identificazione delle vetture, sistemi doganali automatici, targhe elettroniche, segnali elettronici, instradamento del traffico, monitoraggio delle prestazioni dei veicoli), bancario (libretti degli assegni elettronici, carte di credito elettroniche), sicurezza (identificazione del personale, cancelli automatici, sorveglianza) e sanità (identificazione, storia clinica dei pazienti).
    Nel 1973 Steven Depp, Alfred Koelle e Robert Freyman organizzarono una storica dimostrazione del funzionamento dei tag RFID a potenza riflessa (backscattering modulato), sia di tipo passivo che attivo, presso il Los Alamos Scientific Laboratory. Questo sistema portatile funzionava con una frequenza di 915 MHz e impiegava tag a12 bit. Questa tecnica è impiegata ancora oggi sulla maggior parte dei tag UHF (Ultra High Frequency) e RFID a microonde. Il primo brevetto in cui figura la sigla RFID è stato depositato da Charles Walton nel 1983, brevetto USA 4.384.288, ma in realtà la tecnologia è stata depositata nell’agosto del 1973 con il brevetto USA 3.752.960, da allora se sono stati registrati altri quasi 4000(2011).
    La procedura di riconoscimento automatico (Auto ID) si è successivamente sviluppata in altri settori: industriale, automobilistico, medico, e-Government (vedi passaporti, carte d'identità, ecc.), commercio (moneta elettronica come biglietti per i trasporti, ecc.). Altri esempi sono: da quello di acquisto e distribuzione di servizi logistici a quello industriale, manifatturiero, metalmeccanico, domotico, ecc.
    La tecnologia RFID è considerata per la sua potenzialità di applicazione una tecnologia general purpose (come l'elettricità, la ruota, etc) e presenta un elevato livello di pervasività, ovvero una volta trovata una applicazione in un punto della filiera, l'applicazione ed i benefici si propagano velocemente a monte e a valle della stessa.
    Con gli RFID, grazie allo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e di Internet è possibile creare una rete di oggetti e l'adozione a vasta scala in svariate applicazioni prevista nei prossimi decenni nonché la probabile interconnessione dei dati ottenuti in un'unica grande rete globale ha dato vita all'espressione Internet delle cose."


    IL SITO INTERNET UFFICIALE DELL'RFID ITALIA E LA PAGINA FACEBOOK




    Dopo aver parlato di cosa sia l'Rfid ed avervi raccontato la sua storia andiamo a dirvi quelle cose che nessuno sul web forse vi ha detto.Ebbene inizio col dirvi che in ogni parte del mondo l'Rfid ha una sua pagina ufficiale che dà le ultime notizie su questa tecnologia.Non poteva certo mancare nel nostro paese.Sul sito Rfiditalia.eu troviamo una raccolta di notizie sull'Rfid: una vera e propria rassegna stampa sul tema..Nella homepage campeggia un bel sondaggio che fa capire ai meno esperti come sia diffusa questa tecnologia nella vita quotidiana.Si chiede infatti al lettore in che occasione abbia usato la tecnologia Rfid,citando numerose variabili: pubblica amministrazione,azienda,carte di credito,chip di cani/gatti,carte di credito..Insomma anche il lettore meno esperto leggendo il sondaggio si rende conto di aver già utilizzato senza saperlo la tecnologia Rfid e se non l'avesse già fatto prima o poi la userà.La tecnologia è così radicata in ogni aspetto della nostra vita che è impossibile scamparvi.Se sei un teenager e pensi di non aver mai usato la tecnologia Rfid(perchè non hai mai avuti contatti con P.A,aziende,carte di credito etc) mi spiace dirti che da poco tempo Facebook ha introdotto il Tag Rfid nei nostri profili..Infatti quando pubblicate qualcosa potete osservare che appare una scritta "pubblicato nelle vicinanze di" Roma/Milano/Madrid etc.Insomma attraverso il Taf Rfid il server di Facebook è in grado di sapere da dove stai digitando..E se hai impostato l'accesso sicuro su facebook e qualcuno ha cercato di fare l'accesso al tuo account Facebook ti avviserà e ti dirà anche l'indirizzo Ip della persona che ha tentato di accedere abusivamente al tuo account..Facebook dunque sta sperimentando il sistema di controllo e un giorno potrebbe permettere solo a chi ha il chip di accedere a quelle applicazioni tanto amate dai suoi utenti..


    Nel frattempo su Facebook è nata anche una pagina Facebook sulla Tecnologia Rfid che esalta l'incredibile utilità della tecnologia.Qui il link della pagina facebook incriminata.Gli stessi amministratori qualche mese fa,hanno annunciato l'apertura di una nuova pagina Facebook TheBizLoft(link qui) e del loro sito TheBizLoft.Com.Ma di siti e di pagine Facebook che pubblicizzano l'Rfid ve ne sono tante e di tutti i generi.Tra i tanti vi segnalo questo sito Rfid Soluzioni ed applicazioni che spiega nel dettaglio in quali ambiti è utilizzata la tecnologia e in che modo va a favorire questo o quel settore.Allora andiamo a vedere quali sono nel dettaglio.


    RFID:USI ED IMPIEGHI DELLA TECNOLOGIA IN AMBITO SANITARIO
    Tra i vari ambiti descritti il principale non può che essere quello sanitario.Nel sito Rfid Soluzioni ed applicazioni si elencano due casi specifici:
    1. Gestione delle somministrazioni: Grazie alla tecnologia Rfid, i reparti ospedalieri possono ordinare con estrema precisione le esatte tipologie e quantità di farmaci da somministrare quotidianamente ad ogni singolo paziente in confezione monodose. Il magazzino ospedaliero informatizzato, che utilizza la tecnologia Rfid per la gestione delle somministrazioni, è organizzato in tal modo: in contenitori plastici, dorati di un tag identificativo, sono posizionati i farmaci. Nel tag sono registrate tutte le informazioni utili alle successive operazioni per la tracciabilità ed il controllo dei vari processi; è il tag che guida la gestione dei contenitori. Successivamente, sulla base delle prescrizioni, vengono assemblate le varie bustine monodose relative al paziente. Prima di essere somministrato, il farmaco, subisce un’ulteriore controllo incrociato: i codici a barre sulle bustine vengono confrontati con il codice a barre o il tag RFID che identifica il paziente, consentendo la somministrazione della medicina corretta, all’ora stabilita, al paziente giusto. Ricordiamo, infatti, che la tecnologia Rfid consente di immagazzinare una serie enorme di dati che possono essere in seguito interrogati ed aggiornati.
    2. Anticontraffazione:Come per ogni settore commerciale, anche il settore farmaceutico si scontra ogni giorno con delle difficoltà gestionali legate al rifornimento di medicinali, difficoltà nel contenere le spese, decentramento delle scorte, gestione delle somministrazioni. La tecnologia Rfid, risponde adeguatamente alla maggiore esigenza di sicurezza sentita in ambito ospedaliero, con una netta eliminazione dell’errore umano ed un immediato impatto sulla velocizzazione delle azioni. Il sistema utilizzato per la tracciabilità dei farmaci è molto semplice, ma al tempo stesso rigoroso: all’origine, a partire dalla fabbrica di produzione, le etichette in radio frequenza sono posizionate su tutte le confezione di medicinali; questo consente la tracciabilità dei farmaci (in ottemperanza alle nuove normative di regolamentazione in Europa) e, grazie all’univocità del codice identificativo del transponder, il riscontro anticontraffattivo del medicinale stesso. Questo risolve di base il primo problema della messa in commercio di farmaci contraffatti e di dubbia provenienza, dall’altro, permette la tracciabilità del farmaco, l’immediato controllo delle scorte di magazzino e la reperibilità tempestiva all’occorrenza.

    RFID:USI ED IMPIEGHI DELLA TECNOLOGIA IN AMBITO ALIMENTARE


    Uno degli ambiti dove la tecnologia Rfid ha maggiori usi ed impieghi è sicuramente quello alimentare.Andiamo a vedere quali sono nel dettaglio:
    1. Identificazione e controllo degli allevamenti:Il controllo e l’identificazione del bestiame all’interno degli allevamenti rappresenta uno degli aspetti più complicati, onerosi ed impegnativi del settore agroalimentare. L’applicazione della tecnologia Rfid attraverso l’inserimento dei tag nel corpo degli animali da macello, consente di identificare l’intera filiera, dall’allevamento fino alla macellazione, in quanto l’animale porta con sé il bagaglio di informazioni utili, come una carta di identità interna; una carta d’identità capace di snellire il difficile passaggio del flusso di informazioni dal produttore al consumatore. Da una parte il controllo degli allevamenti degli animali da macello, dall’altra il controllo e monitoraggio dei capi del bestiame dedicato alla produzione del latte. Se nel primo caso il controllo è sinonimo di garanzia di provenienza e certificazione della qualità del prodotto macellato, nel secondo caso, oltre a garantire la certificazione del prodotto finito, ha la funzione di monitorare la salute dell’animale durante le fasi di produzione del latte. Attraverso l’Rfid, l’animale è dotato di un tag identificativo che segue tutto il suo percorso dalla stalla, al pascolo alla mungitura. Questo consente di monitorare soprattutto l’entrata e l’uscita del singolo esemplare dalla sala, a stimare i tempi di produzione e a separarlo dagli altri in caso di malattia. I tag attivi offrono una serie di informazioni sensibili anche relative all’attività motoria dell’animale. In caso di comportamenti anomali, la segnalazione consente di verificare lo stato di salute, di allontanarlo dalla mandria in caso di malattia e di controllare le fasi di accoppiamento. Identificare l’animale consente di definire in anticipo anche le fasi della sua collocazione durante la produzione, ottimizzando l’impiego delle risorse umane. Anche le fasi successive di mungitura e pesatura del latte, sono in gran parte degli allevamenti, ormai automatizzate e l’applicazione della tecnologia a radiofrequenza è riuscita negli anni a conferire maggiore sicurezza, controllo e snellimento delle attività. Dal punto di vista sanitario, i tag Rfid hanno consentito una maggiore e attenta valutazione dei rischi di epidemie negli allevamenti, con conseguente isolamento tempestivo dei capi infetti, nonché un maggior controllo e una tempistica efficiente nella cura dei malesseri. Nel campo della sicurezza alimentare, il controllo di tutte le fasi della produzione sia dei prodotti da latte che di quelli da macello, assicura la garanzia di una produzione controllata e protetta sotto il profilo sanitario.
    2. Taggatura delle coltivazioni:L’utilizzo della tecnologia RFID nel settore agricolo ha fortemente condizionato il modo di approcciarsi alle coltivazioni. L’identificazione in agricoltura si basava solo su supporti in plastica o addirittura in carta. L’inevitabilità della perdita di informazioni, dovuta al danneggiamento dello stesso supporto, ha spostato l’attenzione dei coltivatori e delle associazioni di categoria, verso la tecnologia Rfid più affidabile dal punto di vista fisico. La resistenza del tag agli stress provenienti dall’ambiente circostante, ha evidenziato la superiorità dell’Rfid rispetto agli altri dispositivi. I tag RFID a differenza del classico codice a barre contengono una serie di informazioni sulle singole coltivazioni, sullo stato di salute della pianta, sugli innesti e consentono di mantenere queste informazioni nel lungo periodo. A differenza dei supporti barcode, i tag RFID, come più volte sottolineato, resistono a condizioni climatiche sfavorevoli e possono essere posizionati addirittura nel terreno, nel midollo della pianta, consentendo addirittura la mappatura in georeferenza tramite Gps dei terreni e delle coltivazioni. Chi legge il tag Rfid, conosce i dettagli relativi alla pianta, dalla nascita, alla sua “stagionalità”, al possibile impiego, ma soprattutto eventuali pratiche da eseguire per l’ottimo mantenimento della stessa, i ciclici controlli e le operazioni di routine. Ogni microchip è collegato ad una scheda tecnica della pianta visibile on line, questo consente un ottimo risultato dal punto di vista logistico sia nelle serre che nelle coltivazioni classiche, consentendo il monitoraggio in entrata e in uscita dei singoli esemplari. In molte coltivazioni è stato addirittura possibile georeferenziare i terreni per ottenere informazioni e monitorare l’intero appezzamento. Le informazioni ottenute vengono poi archiviate e conservate per tutti i successivi adempimenti. Anche la tracciatura delle macchine da lavoro ha consentito di estrapolare in tempo reale dati che riguardano lo stato dei lavori, eventuali problematiche, il posizionamento di ogni singola macchina. Tracciabilità di altissimo livello con risultati di sicurezza, qualità e controllo fino ad oggi inimmaginabili.
    3. Etichettatura vini
    4. La filiera del Fresco:La tracciabilità della filiera rappresenta uno dei punti di forza della tecnologia Rfid che, da anni, rappresenta lo strumento di identificazione prescelto in diversi settori e, come già detto, anche e soprattutto in quello agroalimentare anche per ragioni legate alla sicurezza alimentare. Di particolare interesse sono le sperimentazioni che riguardano l’applicazione delle tecnologia a radiofrequenza nell’ambito della filiera del fresco/freddo ed in particolare nel campo dei surgelati. Come noto, durante il trasporto dalla produzione alla grande distribuzione, i prodotti saranno prelevati e scaricati più e più volte. I camion adibiti al trasporto sono dotati spesso di un’unica cella frigo che è sottoposta a continue aperture e chiusure, tant’è che i prodotti al suo interno collocati, subiscono continui sbalzi termici. Le associazioni dei consumatori, da anni, si battono per il controllo dei prodotti definiti “della filiera del fresco” in quanto i continui sbalzi termici provocano alterazioni anche considerevoli sia per ciò che riguarda la sicurezza alimentare (alcuni prodotti che subiscono alterazioni termiche diventano addirittura pericolosi per la salute) sia in relazione alle caratteristiche organolettiche del prodotto. Le sperimentazioni in questo campo sono molteplici, ma ancora l’alto impatto, in termini economici, della tecnologia, frena un suo sviluppo ed una sua diffusione capillare. Le complicazioni maggiori derivano dall’ambiente particolarmente ostile sottoposto a variazioni termiche considerevoli, condensa, umidità, sbalzi di temperatura e condizioni estreme. Alcuni tag hanno al loro interno un sensore di temperatura capace di rilevare la temperatura dell’ambiente circostante per confrontarla con quella all’interno della confezione e quella che dovrebbe essere la temperatura ideale per la conservazione. Queste sperimentazioni hanno evidenziato che la “catena del freddo” subisce numerose rotture e alterazioni soprattutto, come si diceva, nelle fasi di carico e scarico merci. Molte grandi multinazionali che operano nel settore degli alimenti surgelati, si avviano verso tali applicazioni per garantire un ottimo prodotto ai propri clienti. Altra frontiera è quella del barcode reattivo, che, riesce addirittura ad intercettare il livello di freschezza dell’alimento su cui viene apposto, scomparendo progressivamente man mano che questo deperisce. Questo tipo di supporto è soprattutto utile per definire quante e quali fasi del trasporto ne hanno causato la deperibilità e se il prodotto è ancora definito sicuro secondo gli standard stabiliti, in modo semplice, sicuro ed immediato.
    5. Identificazione durante gli stadi di lavorazione: Come per ogni altro prodotto anche e soprattutto per quelli alimentari, è necessario seguire le fasi di lavorazione dalla materia prima al semilavorato per giungere al prodotto finale. Questi passaggi diventano molto più delicati ed importanti se si pensa ai rischi di deterioramento cui sono sottoposte le derrate alimentari. Oggi molti grandi stabilimenti che si occupano del rifornimento delle grandi distribuzioni, hanno adottato la tecnologia RFID per seguire in modo attento e scrupoloso le fasi di lavorazione. Basti pensare al controllo delle temperature, del tasso di umidità, del controllo ed eliminazione delle possibili cause di alterazione, per comprendere quanto sia importante che ogni singolo componente della fase di lavorazione sia monitorato e salvaguardato in ogni momento. La tecnologia Rfid in questo caso rappresenta il supporto ideale per seguire l’intero iter di lavorazione. Ai singoli pallet di prodotti viene applicato un tag contenente le informazioni utili relative al prodotto (provenienza, tipologia, caratteristiche ed impiego); i prodotti così catalogati entrano nello stabilimento e secondo un percorso prestabilito verranno collocati nei reparti in cui saranno impiegati. Molti prodotti sono anche monitorati dal punto di vista della temperatura interna, per evitare che un singolo prodotto alterato, alteri l’intera produzione. Queste delicate fasi, affidate al monitoraggio costante attraverso la tecnologia a radiofrequenza, possono essere così controllate da remoto, con risparmi notevoli in termini di risorse umane e tempi tecnici e soprattutto garantiscono la sicurezza e l’adeguata tempistica in circostanze eccezionali. Le caratteristiche di inalterabilità dei tag a differenza delle etichette barcode, rendono consigliabile l’uso dell’RFID a scapito del barcode, più facilmente adulterabile e non adatto a situazioni di stress termici.
    6. Lavorazione prodotti stagionati: La stagionatura dei prodotti prevede una serie di fasi che devono essere monitorate e curate tenendo conto di una molteplicità di variabili ambientali che potrebbero comprometterne la riuscita con conseguente deterioramento dell’alimento. Queste fasi sono affidate principalmente all’esperienza delle risorse umane impiegate, ma gran parte del lavoro di controllo quotidiano può essere automatizzato ed affidato alla tecnologia. Il controllo della temperatura, del tasso di umidità, le fasi preparatorie di salatura e di “spazzolatura” possono essere monitorate in modo costante e anche più preciso dotando i singoli prodotti di Tag RFID. Le temperature e gli stress termici non intaccano la lettura del dispositivo, le informazioni contenute in un singolo tag consentono di verificare tutte le fasi del prodotto, di monitorare e programmare le fasi successive, di aggiornare automaticamente il magazzino al momento della vendita del prodotto, di decidere anteriormente la durata della stagionatura e le modalità di espletamento. Eventi di particolare rilievo per la qualità del prodotto verificatisi durante la fase di stagionatura sono segnalati, automaticamente immagazzinati nella memoria e storia del prodotto, accompagnandolo fino alla consegna alla grande distribuzione. Il lavoro dapprima affidato essenzialmente alla capacità e alle competenze umane, risulta semplificato attraverso l’utilizzo della tecnologia RFID. Operazioni di routine che richiedevano lunghi tempi di annotazione delle anomalie a livello manuale e successivamente il passaggio delle stesse su supporto informatico, grazie alla tecnologia Rfid, sono automatiche e veloci. Qualsiasi alterazione delle condizioni in anticipo stabilite, viene segnalato e annotato, l’intervento delle risorse dedicate avviene solo in un secondo momento e solo per analizzare e risolvere l’imprevisto. Questo avviene durante tutto il ciclo di vita del prodotto in quanto il tag è posizionato nelle primissime fasi della produzione e utilizzabile più e più volte, aggiungendo sempre più informazioni durante le fasi di stagionatura.
    7. Denominazione di Origine Controllata: Da anni le associazioni di categoria e quelle dei consumatori, si battono per la salvaguardia ed il rispetto delle norme che attribuiscono ad un prodotto la classificazione del marchio D.O.P. o D.O.C. che ne attesti la provenienza e la qualità. Le etichette dei prodotti testimoniano in tal modo, attraverso tutta una serie di informazioni, la provenienza, i passaggi intermedi, le materie prime impiegate, ed ottenere il marchio D.O.P. e D.O.C. prevede una serie di requisiti che il prodotto deve vantare. La contraffazione dei marchi e delle etichette, però, vanifica tutti gli sforzi fatti in tal senso, per cui in svariati settori produttivi, da anni, si è optato per la tecnologia Rfid. La difesa del Made in Italy e della qualità dei prodotti rappresenta l’unica arma contro la contraffazione. Tale difesa risulta ancora più importante se si pensa ai danni che può causare un prodotto se non risponda alle normative vigenti. Nel settore agroalimentare questo problema e questa difficoltà sono ancora più sentiti, proprio in virtù delle ripercussioni sulla salute dei consumatori. I tag Rfid, contenendo in modo inequivocabile i dati relativi al prodotto, lo “seguono” attraverso tutte le fasi dalla produzione allo smistamento, alla vendita al cliente finale. I consumatori si sentono maggiormente tutelati vedendo appagate due delle richieste principali: sicurezza di ciò che realmente contiene l’alimento, sicurezza dell’origine controllata, dell’autenticità del prodotto (soprattutto nel caso di prodotti tipici o di valore) e della corrispondenza delle informazioni all’alimento acquistato. Le associazioni di categoria, da anni si battono per la salvaguardia dell’autenticità delle informazioni contenute nelle classiche etichette e dalla corrispondenza con il barcode del prodotto, ma solo la tecnologia Rfid ha messo d’accordo gli esponenti delle categorie in quanto considerato da ambo le parti, l’unico supporto altamente affidabile. La tendenza degli ultimi tempi vede il consumatore parte attiva nell’analisi della qualità dei prodotti acquistati; accade di frequente che le aziende, dotate di sistemi Rfid per etichettare i propri prodotti, consentano ai consumatori di comunicare direttamente tramite web con l’azienda di riferimento. Ogni etichetta RFID ha un proprio codice identificativo che certifica la provenienza e la autenticità del prodotto e non solo, lo stesso codice, comunicato all’azienda produttrice, consente di ricevere in tempo reale tutte le informazioni relative al prodotto. Questa comunicazione può avvenire anche via sms o addirittura con un sistema più evoluto, il consumatore attraverso la fotocamera del proprio cellulare può immagazzinare il codice bidimensionale e connettersi direttamente al sito dedicato per avere accesso a contenuti multimediali, informazioni e curiosità su quel prodotto. Nel caso specifico italiano, moltissimi marchi D.O.P. si sono affidati alla tecnologia Rfid, soprattutto per tutelare le esportazioni all’estero, basti pensare al Parmigiano Reggiano, Prosciutto San Daniele, Chianti, Brunello di Montalcino, l’Olio extravergine di oliva, la cui autenticità è sostenuta da numerosi consorzi agroalimentari italiani che, attraverso la tecnologia Rfid, riescono a garantirne la certificazione di qualità e tutelare il prodotto dalle contraffazioni.
    L'utilizzo della tecnologia Rfid è davvero estesissima.Così tanto che torneremo a parlarne dettagliatamente nella prossima puntata della nostra inchiesta.Perchè se pensate che la tecnologia si fermi solo ai settori base,come sanità,industria e alimentare vi sbagliate di grosso..Nella prossima puntata parleremo della diffusione della Tecnologia nei parchi giochi e delle ricerche sulla tecnologia Rfid nelle università italiane..Ma non solo.Seguiteci e ne saprete di più.E mi raccomando divulgate questo materiale perchè è di vitale importanza far conoscere queste cose alle persone!

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